Contestò ai vicini degli abusi edilizi, commessi in un terreno successivamente rivelatosi di sua proprietà. Ma il Comune di Castel Volturno ha poi acquisito gratis l’immobile di cui è diventata titolare, multandola anche di 20.000 euro. Denunciando la presunta beffa, una 77enne della provincia di Caserta ha proposto ricorso cautelare al Tar Campania. Nell’istanza ha affermato di non aver mai ricevuto la contestazione dell’abuso edilizio e l’ordinanza di demolizione, né i suoi atti propedeutici. E un’ordinanza del tribunale ha sospeso i provvedimenti dell’ente, compensando le spese di questa fase. I giudici hanno anche fissato al prossimo settembre l’udienza per la trattazione del merito.
Un groviglio burocratico, a tinte forse paradossali. C’è questo dietro il primo round giudiziario, favorevole alla ricorrente, assistita dall’avvocato Mario Caliendo. “Ad un primo sommario esame – scrive l’ottava sezione del Tar Campania (presidente Alessandro Tomassetti) -, il ricorso non sembra privo di elementi di fondatezza con riferimento all’impugnazione dell’ordinanza di acquisizione gratuita al patrimonio comunale delle opere abusive e della sanzione pecuniaria“. Il Comune aveva infatti sanzionato la 77enne in base al Testo unico sull’edilizia. La legge prevede la possibilità di irrogare una doppia sanzione: quella pecuniaria e quella relativa all’acquisizione di diritto al patrimonio comunale delle opere abusive, in caso di inottemperanza all’ordine di demolizione. Tuttavia le norme dispongono “ai fini della loro corretta applicazione – osserva il Tar -, la previa notifica dell’ordinanza di demolizione che, nella specie non è stata (per come incontestato) effettuata”. E qui bisogna fare molti passi indietro. Nel lontano 1979, la ricorrente acquistò un appezzamento di terra in località Bagnara di Castel Volturno. La superficie confinava con quello comprato, col medesimo atto notarile, da un’altra donna. Per errore – ma si sarebbe scoperto molti anni dopo – entrambe presero possesso del terreno dell’altra. Nel 2014 poi, la 77enne contestò alla vicina e ai suoi familiari l’illegittima costruzione di un muro di cinta, su quella che riteneva la sua proprietà. Lo fece – sostiene oggi – in “totale buona fede e nell’erronea convinzione di essere proprietaria dell’appezzamento di terreno”. Successivamente, un approfondito controllo presso i registri immobiliari portò alla scoperta: i terreni erano stati scambiati per sbaglio.
Alla rivelazione conseguì, nel 2020, una voltura per rettificare le intestazioni. Solo allora, in un sopralluogo, la 77enne si sarebbe trovata dinanzi a una nuova sorpresa: una vera e propria villa, sulla sua proprietà, realizzata dagli ex occupanti. Ai responsabili – senza però ottenere riscontro – chiese quindi il ripristino dello stato dei luoghi, o di risarcire i costi per la demolizione. Allo stesso tempo, segnalò la vicenda al Comune, chiedendo di accertare l’esistenza di permessi a costruire la villa. In risposta, altro colpo di scena: gli autori degli abusi erano stati condannati dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con contestuale ordine di abbattimento. Ed a loro, nel corso degli anni, furono appunto notificate le intimazioni a demolire. Inviti peraltro non messi in esecuzione. Secondo la ricorrente però, dopo la sua presa di contatto, il Comune “era consapevole che gli abusi erano stati commessi da persone diverse dal titolare dell’immobile”. Ma ad un’altra richiesta di rilascio documenti sul procedimento penale, nulla le sarebbe stato trasmesso. “Ed anzi – asserisce la 77enne – per tutta risposta il Comune ha adottato”, lo scorso ottobre, l’ordinanza per l’acquisizione gratuita del fabbricato, dell’area di sedime e di quella circostante. E ora spetta al Tar sbrogliare l’intricata matassa.