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Non avviene tutti i giorni una simile contrapposizione, su di un tema come la presunta compressione del diritto alla salute. Ma per i voli di Capodichino, Regione Campania e Unione Industriali di Napoli si sono costituite contro il ricorso d’urgenza di sei cittadini di Napoli. Un intervento ad opponendum. Ossia, Regione e Unione Industriali sono venute in soccorso di Gesac, ministero dei Trasporti, Enac ed Enav. I ricorrenti lamentano l’eccesso di immissioni acustiche, per i sorvoli in piena città, dalla mattina alla sera. Venerdì scorso l’udienza dinanzi al giudice Salvatore Di Lonardo del Tribunale di Napoli. La discussione è stata rinviata al prossimo 12 marzo, su richiesta della parte attrice. Il legale dei ricorrenti ha chiesto tempo, per replicare a quanto dedotto dallo schieramento avverso. Documenti cui, in extremis, si sono aggiunti quelli di Palazzo Santa Lucia e Palazzo Partanna.

Dal canto loro, i cittadini rivendicano “il limite invalicabile della incomprimibilità del diritto alla salute”. Evocano i rumori continui, generati da aerei anche a bassa quota. E denunciano l’impedimento di “ogni normale e quotidiana attività”. In via cautelare, chiedono “la cessazione delle immissioni intollerabili”, mediante “l’adozione di qualsivoglia misura”. Compreso “il divieto di sorvolo, fino a quando non si saranno adottate misure tecniche” per evitare il frastuono. Viceversa Regione e Unione Industriali, prima di tutto, eccepiscono il difetto di giurisdizione del tribunale civile, in favore di quello amministrativo. In tal senso, si accodano alle obiezioni dei convenuti. Sul piatto della bilancia, spiccano invece le ragioni dell’economia. La Regione sbandiera il proprio statuto, e sostiene di non poter “rimanere inerme” di fronte al ricorso. Ricorda infatti di operare “per regolare lo sviluppo economico, l’economia di mercato e la libera concorrenza al fine di favorire la piena occupazione”. Per questo “il pieno funzionamento e la valorizzazione di uno snodo importante come l’Aeroporto Intercontinentale Napoli-Capodichino sono fondamentali ai fini dello sviluppo del territorio campano”.

L’avvocatura dell’ente di Santa Lucia, inoltre, sottolinea che Gesac, gestore dello scalo napoletano, è partecipata dal Consorzio Aeroporto Salerno-Pontecagnano. Il consorzio salernitano, “a sua volta, è partecipato, per una consistente quota, pari all’88,95%, dalla Regione Campania”. Rispetto alle proteste dei sei residenti, non rileva “espresse deduzioni e/o richieste dei ricorrenti”. Sottolinea la mancanza della perizia di “un tecnico di parte” sul punto. Per cui “è da ritenersi incontroversa la circostanza che i parametri legali di emissione acustica siano rispettati”. La Regione contesta pure il rischio di danni irreparabili, in assenza di provvedimenti cautelari. E per farlo, cita le diffide inviate a Gesac fin dal 2018. “Sono trascorsi ben cinque anni e – afferma l’avvocatura regionale – se, come rappresentato dai ricorrenti, il sorvolo aereo rappresentava già una ‘grave criticità’, è quantomeno singolare che solo oggi si chieda la concessione di un provvedimento d’urgenza”. Anche l’Unione Industriali manifesta timori per l’economia. “L’accoglimento della istanza cautelare – dicono i legali dell’associazione – porterebbe alla paralisi dello scalo di Capodichino o, comunque, a una enorme contrazione della sua attività (economicamente non sostenibile e, dunque, in definitiva, alla sua chiusura), con riflessi inevitabili di segno negativo sul sistema produttivo e industriale, su quello del turismo e del commercio in genere”. In più, bolla di “vaporosa impalpabilità” la rappresentazione dei pregiudizi subiti dai ricorrenti.