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Dopo l’apertura nella chiesa di San Giorgio del “Dicembre sacro”, con l’interessante concerto dell’ Ensemble Le Musiche da Camera di Napoli, dedicato al ‘700 napoletano, della Associazione Gestione Musica, nell’ambito di Salerno Classica firmata dal violoncellista Francesco D’Arcangelo, che la porta a spaziare tra i diversi generi musicali e prestigiosi ospiti, puntando a recuperare i valori della musica in un’ottica di dinamicità, innovazione, esperienza e dialogo, che ha portato la direzione ad ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo per un triennio, si proseguirà nella città di Battipaglia., sabato 16 dicembre, Il coro Casella preparato da Caterina Squillace unitamente al coro Estro Armonico guidato da Eleonora Laurito, con l’Orchestra Ico 131 della Basilicata con sul podio Francesco D’Arcangelo, e con solisti il soprano Antonella De Chiara, il mezzosoprano Michela Rago, il contralto Beatrice Amato, il tenore Francesco Napoletano e il baritono Roberto Costabile, saranno protagonisti dell’Oratorio de Noël Op.12 di Camille Saint-Saëns, datato 1858, che verrà eseguito nella Chiesa di San Gregorio VII alle ore 19,30. Nel racconto musicale della Venuta del Redentore, della Nascita del Dio fattosi Carne, fattosi Bambino, sembra scorrere il Presagio del motivo di tale Incarnazione; nella sottile vena malinconica, nascosta in meravigliose melodie, si percepisce l’Annuncio del tragico epilogo della vita di Gesù, come anche la r promessa della Gloria futura del Re dei Re e di quella del Suo popolo. l’Oratorio, interamente in latino, è per coro di quattro voci miste, un quintetto vocale, un’orchestra d’archi, arpa e organo. In calce al Prélude introduttivo si legge la dicitura “Dans le style de Sébastian Bach” anche se il nome di Bach resta solo un omaggio. L’Oratorio de Noël si compone di dieci parti ed inizia con un Preludio Orchestrale in forma di una Ninna-nanna Pastorale. Nel secondo movimento, troviamo un recitativo con coro, nel quale soprano e tenore, alternandosi, recitano il testo dell’annunciazione di S. Luca, dapprima come una semplice salmodia “elaborata”, poi in maniera sempre più espressiva. Il coro erompe nel Gloria. L’Aria seguente, l’Expectans è affidata al mezzosoprano, introdotta dall’organo e dal violoncello solista, nel quale la parola sembra suggerire l’attesa della Venuta del Messia. Segue la rivelazione di Pietro circa la Venuta di Cristo, evocata dal tenore e dalle voci femminili. Il successivo brano, è un duetto per soprano e baritono, un Largo sul testo del “Benedictus” della Messa. Qui abbiamo il tacet degli archi e nell’introduzione per la prima volta si sente l’arpa in duo con l’organo. Il sesto numero è il “Quare fremuerunt gentes”, un vigoroso corale che proclama lo “sdegno dei pagani”, sottolineato da un accompagnamento quasi ostinato dell’orchestra che sfocia nelle sonorità dell’invocazione liturgica alla Santa Trinità: il “Gloria Patri”. Il brano successivo, è lo “Splendore dei Santi”, un trio per soprano, tenore e baritono, Tecum Principium, sostenuto dall’arpa e dall’organo. Il Quartetto successivo sfocia in un ritmo danzante a suddivisione ternaria, l’Alleluja, affidato al contralto. Nel Quintetto con Coro Consurge Filia Sion, il penultimo movimento ricompare in forma di Siciliana anche la melodia pastorale del Preludio iniziale. Il Coro Finale Tollite Hostias è un Inno a 4 voci che procedendo in forma omoritmica, in crescendo, glorifica la Venuta del Messia. Finale affidato alla Holberg Suite  di Edvard Grieg, un brano composto nel 1884 che vuole essere un omaggio allo scrittore e uomo di teatro Ludvig Holberg, vissuto tra il 1684 e il 1754 e ritenuto personaggio centrale della letteratura danese del suo tempo, tanto da essere definito il Molière del Nord. Grieg ebbe stima per questo autore che era nato nella sua stessa città e per il suo teatro dalle venature ironiche, satiriche e popolaresche e nella Suite ha voluto disegnare, come un prezioso medaglione, cinque momenti musicali nello stile settecentesco, quasi a rievocare in sintesi il clima storico dell’epoca di Holberg. La composizione si apre con un Preludio su ritmi di fanfara, una specie di intrada con andamento simile alla marcia. Seguono poi una solenne Sarabande e una graziosa e piacevole Gavotte, due tipi di danza molto diffusi nel Settecento. Il momento più intensamente espressivo della Suite è l’Aria, così contemplativa, nella sua assorta e pensosa linea melodica mentre il Rigaudon, danza di origine provenzale, conclude in maniera spigliata e brillante il lavoro di Grieg di gusto vagamente naìf nella sua misurata rivisitazione dell’antico rococò.