Cancellare l’amarezza per un derby perso è già di per sé missione complicata, figuriamoci poi se quella sensazione viene acuita dalle decisioni del Giudice Sportivo. Quanto successo in occasione di Benevento–Avellino non è passato inosservato, ma nel Sannio si respira un’aria di profonda ingiustizia.
Già il servizio d’ordine aveva lasciato perplessi, con i tifosi irpini giunti in massa davanti ai cancelli della curva nord e lasciati entrare senza biglietto e senza le necessarie perquisizioni.
L’elenco delle “accuse” mosse dal Giudice Sportivo ai sostenitori dell’Avellino è lunga, eppure il club del presidente D’Agostino se l’è cavata con un’ammenda di mille euro e un turno di chiusura della propria curva, da scontare non questa domenica con il Taranto ma a gennaio, in occasione del derby interno contro la Juve Stabia.
Certo, sapere di dover giocare senza la spinta dei propri tifosi più caldi contro la prima della classe non avrà fatto certo piacere dalle parti del “Partenio“, ma a leggerlo quel comunicato, viene da pensare che l’Avellino se la sia anche cavata.
I capi di imputazione, come detto, sono parecchi:
- all’ingresso delle squadre in campo, sette petardi di forte intensità e dodici bengala sul terreno di gioco, determinando, con tale condotta, il ritardo dell’inizio della gara di otto minuti;
- al 40° minuto della gara, in occasione della rete segnata dalla propria squadra, sette bengala e otto petardi di forte intensità sul terreno di gioco, causando ritardo della ripresa di gioco di un minuto e trenta;
- a fine gara, due bengala e quattro petardi di forte intensità sul terreno di gioco. Le condotte descritte ai punti 1, 2 e 3 hanno causato danni sia al manto erboso che al telone dei copri LED e precisamente, in dieci punti nel recinto e venti punti terreno di gioco;
- ad inizio del secondo tempo e per tutta la durata dello stesso, hanno esposto uno striscione di 3 metri x 3 metri che raffigurava un QR-CODE che inquadrato con cellulare, scaricava una foto oscena ed offensiva nei confronti dei tifosi del Benevento;
- al termine della gara hanno danneggiato cinque seggiolini nel Settore loro riservato.
Volendo fare un rapido conteggio, parliamo di 19 petardi e 28 bengala. Sorvolando su come siano potuti entrare al “Ciro Vigorito“, mentre i tifosi del Benevento vengono sottoposti a scrupolose perquisizioni, forse da Avellino l’unica risposta possibile resta il silenzio, come sottolineato anche dal consigliere Vincenzo Sguera.
A completare il tutto l’ammenda di duemila euro comminata al Benevento. La società giallorossa dovrà dunque versare il doppio dei lupi, dopo essere stata punita in 16 giornate con un totale di 1.200 euro di multe (una media di 75 euro ad incontro). Il tutto per due fumogeni, due petardi e altrettanti striscioni. La somma, in questo caso, non fa il totale ed è questo l’elemento che lascia ulteriore amarezza, la sensazione che la Giustizia Sportiva non sia stata propriamente equa in questa circostanza.
I fatti contestati ai tifosi giallorossi: A) per fatti contrari alle norme in materia di ordine e di sicurezza e per fatti violenti commessi dai suoi sostenitori, posizionati nel Settore Curva Sud, integranti pericolo per l’incolumità pubblica, consistiti nell’aver lanciato, al 1° e 69° minuto della gara, due fumogeni nel recinto di gioco e, al 1° e 3° minuto della gara, due petardi di forte intensità nel recinto di gioco, senza conseguenze; B) per avere i suoi sostenitori, dal 25° al 28° minuto del secondo tempo, esposto, due striscioni (dalle dimensioni di circa 8 metri il primo e 12 metri il secondo) contenenti frasi offensive e insultanti nei confronti dei tifosi avversari che, direttamente o indirettamente, hanno comportato offesa, denigrazione o insulto per motivi di origine territoriale. Ritenuta la continuazione, misura della sanzione in applicazione degli artt. 13, comma 2, e 25, comma 3, e 26 C.G.S., valutate le modalità complessive dei fatti e considerato che non si sono verificate conseguenze dannose (r. Arbitrale, r. proc. fed., r. c.c.).