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“Abbiamo quasi fatto là… un magazzino enorme, cinque-seicento telefoni”: armati di gruppi elettrogeni silenziosi, jammer per disturbare i sistemi di allarme e di una sega taglia cemento, la “banda del buco” sgominata oggi voleva rubare 600 iPhone da un Apple Store che si trova in piazza Carità, a Napoli, a poca distanza dalla caserma Pastengo, che ospita il Comando Provinciale dei carabinieri di Napoli.

La conversazione captata dai carabinieri è contenuta nell’ordinanza con la quale il gip Giovanni Vinciguerra ha disposto su richiesta della Procura l’arresto in carcere per Gaetano Giordano, Patrizio Stefanoni, Alberto Castiglione e Luca Raiola e Gabriele Iuliano e i domiciliari per Salvatore Spagnuolo, Andrea Polverino, Giuseppe Peluso e Amalia Granieri. Il negozio preso di mira è piuttosto piccolo ma nei suoi depositi sotterranei, – a cui la banda voleva accedere scavando nel sottosuolo – sono piuttosto capienti.

Il furto all’Apple Store però sfuma perchè uno degli arrestati, lo scavatore e basista Giuseppe Peluso, che lavorava saltuariamente in un bar vicino alla Pastrengo, mette in guardia i complici indicando la fitta presenza dei militari in zona. In questo frangente la banda decide di dedicarsi ai furti dei catalizzatori d’auto, contenenti metalli preziosi come il platino, il palladio e il rodio, che valgono 10 volte più dell’oro e che fruttano anche mille euro a pezzo. La banda organizza anche delle missioni fuori regione, per esempio in Toscana, come emerge dalle intercettazioni dei militari dell’arma.

Immagine di repertorio