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Vasche idromassaggio, camini e altri spazi in marmo, mobili di pregio. Vivevano nel lusso “fuori le righe” tipico dei boss di camorra i familiari di Giuseppe Setola – moglie, figli e suoceri – che hanno subito stamani il sequestro preventivo finalizzato alla confisca della villa da 400 metri quadrati, protetta da alte mura e situata in centro a Casal di Principe (Caserta); per ora continueranno a risiedervi ma se dovesse arrivare la confisca definitiva verranno probabilmente mandati via. Accanto all’immobile dove vivono i parenti del boss, c’è una seconda villa di 120 metri quadrati finita sotto sequestro perché sempre riconducibile a Setola, disabitata e risultata realizzata, sulla base anche di analisi di immagini satellitari, in nove mesi nel 2008, proprio l’anno in cui Setola e i suoi killer scatenarono il terrore nel Casertano uccidendo 18 persone, tra parenti di collaboratori di giustizia, imprenditori che si erano rifiutati di pagare il pizzo, e i sei immigrati ghanesi vittime della cosiddetta “strage di San Gennaro”. Il valore degli immobili “sfuggiti” alla confisca del 2004, che aveva interessato una buona parte del patrimonio di Setola, ammonta a circa 450mila euro.

I due immobili, hanno accertato i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta coordinati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Procuratore Pierpaolo Bruni e Aggiunto Antonio D’Amato) non risultano accatastati, dovrebbero essere dunque abusivi, e i terreni dove sono stati edificati risultano essere stati acquistati nell’anno 1997, ovvero nel periodo cui si riferisce la sentenza definitiva di condanna all’ergastolo di Setola (relativa al duplice omicidio Nicola Baldascino-Antonio Pompa) sulla cui base la Procura ha realizzato le indagini patrimoniali, scoprendo i due immobili. I familiari del boss rischiano ora una contestazione per intestazione fittizia con l’aggravante mafiosa, anche se la competenza in questo caso è della Dda di Napoli; così come è possibile che vengano fatte indagini su eventuali complicità di dipendenti pubblici per il mancato accatastamento delle due ville. “Il risultato di oggi – ha spiegato il Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Pierpaolo Bruni – è il frutto di un fondamentale lavoro sinergico tra Procura, forze dell’ordine, Dda di Napoli e Direzione nazionale antimafia, realizzato nell’ambito del protocollo di coordinamento investigativo siglato qualche anno fa; è anche grazie ai documenti in possesso dei magistrati che si occupano di criminalità organizzata, oltre che al complicato lavoro di approfondimento dei carabinieri, che abbiamo potuto ricondurre a Setola le due ville”. Il decreto di sequestro è stato emesso dalla Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, competente per l’esecuzione della pena comminata a Setola, diventata definitiva nel 2021; i legali dei familiari e del boss potranno fare ricorso proprio al collegio di Corte d’Assise, che potrà confermare o revocare il sequestro, e in ultima istanza sarà la Corte di Cassazione a decidere sui sigilli e la conseguente confisca.