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All’appello mancano 7 destinatari del provvedimento, attivamente ricercati. È caccia grossa a Scampia e dintorni, dopo il maxi blitz contro il gruppo Abbinante. In 37 indagati sono stati raggiunti da misure cautelari, tra carcere, domiciliari e divieti di dimora. Ma per i carabinieri della compagnia Stella, coordinati dalla Dda di Napoli, non è ancora finita. Restano ancora 7 caselle da sbarrare. Tra esse, quella di un elemento apicale. L’ordinanza del gip Nicola Marrone ricostruisce la lunga storia degli Abbinante. “Gli scissionisti degli scissionisti” li definisce qualche investigatore. Per gli inquirenti sono un clan. La Dda intende dimostrare la “permanente vitalità criminale della storica organizzazione familistica”.  Contesta, tra gli altri, i reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi.

Gli Abbinante avrebbero “imposto da tempo la propria presenza, anche fisica, al Monterosa, riorganizzando le proprie fila” attorno alla figura di Antonio Abbinante, detto zio Tonino. La consorteria sarebbe “sorta nell’aprile-maggio 2011 – si legge nelle carte – dalla scissione dal clan Amato-Pagano, di cui era stata parte integrante sin dal 2004 (a seguito dell’alleanza con la formazione c.d. scissionista che si era contrapposta in armi al clan Di Lauro cui originariamente tutti erano federati)“. In epoca “successiva alla terza faida di Scampia (2013) il solo clan Abbinante si riorganizzava – affermano le indagini – sotto la guida di Esposito Giovanni (non colpito dall’odierna misura, ndr) concludendo accordi di tregua con gli Amato Pagano“. Finito in cella Esposito, secondo i pm, “la reggenza del clan era assunta dai figli di Abbinante Guido (non destinatario dell’attuale provvedimento, ndr) tra cui Abbinante Arcangelo, cl. 88 e Abbinante Francesco (dal 2015 all’estate 2018) quindi Abbinante Raffaele, cl. ‘96 (non destinatario dell’ordinanza, ndr), figlio di Abbinante Francesco, dall’estate del 2018 alla scarcerazione definitiva di Abbinante Antonio (non colpito dall’odierno provvedimento, che ha riassunto il controllo del clan dal 3.2.2021, data di collocamento alla detenzione domiciliare dopo averlo gestito temporaneamente dal 13.10.2018, data della sua scarcerazione dal 41bis O.P. sino al 7.11.2019 (data del suo arresto)“.

La ragnatela di incroci investigativi porta l’anticamorra ad una conclusione: “Il clan Abbinante attualmente opera nel quartiere napoletano Scampia, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e di omertà che ne derivano, finalizzata a mantenere il controllo del territorio in questione“. Vale a dire le “aree dei rioni “ex Ises”, “Trentatré ” e “Monte Rosa” di Scampia”. Le indagini si concentrano in un periodo in cui “alcuni dei capi storici risultavano sottoposti a detenzione in carcere e la gestione delle attività criminali risultava affidata ad esponenti dell’ultima generazione“. Dal 2015 all’estate 2018, infatti, reggente sarebbe stato il 35enne Arcangelo Abbinante “coadiuvato da Ciprio Paolo, ai quali deve ritenersi affiancato Abbinante Francesco, fratello minore del primo“. Un presunto assetto in piedi fino al blitz di stamattina.