“Sub tutela Dei”. Sotto la protezione di Dio. Prende il nome del motto adottato fin da giovane dal Giudice Rosario Angelo Livatino, la mostra a lui dedicata e inaugurato questo pomeriggio presso la sala espositiva dell’ex Carcere Borbonico di Avellino.
Magistrato italiano,assassinato dalla Stidda a soli 37 anni nel 1990 Livatino è venerato come beato e martire dalla Chiesa cattolica, anche perchè con la fiducia in Dio ha vissuto la sua ordinaria quotidianità, come emerge da quanto annotava quotidianamente nelle sue agende.
Lo ricorda il Procuratore della Repubblica di Avellino, Domenico Airoma che, tra l’altro, ha contribuito personalmente alla stesura del libro, sempre intitolato Sub tutela Dei, dedicato al “Giudice ragazzino”, oltre ad essere vice presidente del Centro studi Livatino.
A lui l’onore del taglio del nastro, affiancato dal Prefetto di Avellino, Paola Spena e dei massimi rappresentanti delle Forze di Polizia, di una mostra allestita ad Avellino per iniziativa della Libera Associazione Forense e del Centro di Solidarietà “Giovanni e Massimo”, in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati.
Emblematica la trasmissione della registrazione dei secondi immediatamente precedenti all’uccisione del Magistrato che ascoltava la radio in macchina mentre si recava al lavoro senza scorta: in sala rimbonano le sgommate delle auto dei quattro sicari che iniziarino a sparare colpi di pistola sino a quello che finì mortalmente un agonizzante Livatino.
La camicia indossata il giorno della morte, e rimasta intrisa di sangue, è divenuta una reliquia e sabato 11 novembre sarà esposta presso la Cattedrale del Duomo dove alle 18:00 sarà celebrata la S. Messa dal Vescovo di Avellino, Mons. Arturo Aiello.
La mostra è visitabile negli orari dalle 9 alle 13,30 e dalle 16 alle 19 presso l’e Il 9 novembre alle 16,00.
“Questa perà non vuole essere una mostra rivolta al passato- ha precisato Procuratore Airoma al taglio del nastro- L’intento non è quello di fare di Livatino un santino, ma esattamente l’inverso, cioè quello di riportare nel presente questa figura, perché Livatino parla a noi e non parla soltanto ai Magistrati.
Certo, noi dobbiamo trarre una lezione di vita soprattutto da quello che lui è stato più che quello che lui ha detto poco. Lui ha parlato attraverso i suoi provvedimenti e soprattutto attraverso il suo stile di vita, quindi questo certamente è una lezione per noi Magistrati e non soltanto per noi. Credo che il suo insegnamento sia una traccia che debba essere seguita da chiunque occupi posti di responsabilità istituzionale, perché egli è stato un uomo delle Istituzioni e dunque è un esempio per tutti coloro che hanno una responsabilità istituzionale”.
Un esempio che Airoma declina anche verso i giovani, “ai quali oggi purtroppo vengono spesso proposte brutte storie. Poi sappiamo che il male affascina molto di più del bene, almeno inizialmente. É il bene ha bisogno di tempo per affascinare. E però noi contiamo diciamo su Livatino la cui beatificazione in qualche modo provvidenziale.
Un uomo del Sud, ed è bello che i giovani possano conoscere una bella storia di una persona che si è sacrificata per i suoi ideali, per il suo senso di giustizia. Non si è svenduto, ha saputo coltivare fino alla fine, fino all’estremo sacrificio. Ma non significa che dobbiamo tutti quanti guardare e diventare martiri di sangue. Esiste anche un martirio bianco, che è la capacità di fare il proprio dovere tutti i giorni”.