“In tutta Italia c’è stato in media un recupero del 65% delle prestazioni non erogate durante la pandemia, a partire dai ricoveri per gli interventi chirurgici programmati prima della diffusione del coronavirus, le attività relative agli screening oncologici e quelle ambulatoriali. In Campania, purtroppo, la percentuale raggiunta è solo del 10%.
Una forbice inaccettabile, che rappresenta la causa primaria per effetto della quale nella nostra regione si continua a morire prima che altrove”.
Lorenzo Medici, leader della Cisl Funzione Pubblica, commenta con amarezza i dati della Fondazione Gimbe.
“Siamo fanalino di coda – dice – in Italia, gli ultimi nella graduatoria elaborata sui numeri del Ministero della Salute, superati anche dalla Calabria che ha raggiunto il 18%. Al di sotto della media, ci fanno compagnia altre due regioni meridionali, la Basilicata e la Sardegna, con tassi decisamente più alti. Al Nord, invece, la Toscana ha raggiunto il 99%, l’Emilia-Romagna il 91%, la Lombardia l’87%. L’altra grande regione del Mezzogiorno, la Puglia, ci stacca di oltre 70 punti, collocandosi all’83%. Un disastro totale, che pone inquietanti dubbi sulle risposte che la Giunta De Luca dà all’emergenza sanitaria che da anni stringe in una morsa questo territorio”.
In dettaglio, i ricoveri chirurgici programmati si sono fermati al 22% contro il 66% dell’Italia, gli screening tumori al 21% contro l’82% generale, le prestazioni oncologiche al 16% rispetto al 67%, infine quelle ambulatoriali al 7% contro il 57%. Il finanziamento rendicontato rispetto a quello assegnato è del 35% a fronte del 69% nell’intero Paese, mentre la committenza alle strutture private accreditate è pari al 37%, 8 punti in più del 29% dello Stivale.
“Siamo alle solite – segnala il segretario generale della Funzione Pubblica – con liste d’attesa che sono diventate ormai lunghissime. Intanto la mortalità per tumori aumenta, perché i pazienti vengono controllati con grandissimi ritardi, le diagnosi scontano tempi biblici, molte visite saltano, mentre cresce il ricorso al settore privato per chi se lo può permettere economicamente. Siamo al si salvi chi può. Il diritto alla salute per tutti ormai in questa regione non c’è più.
Anziché scrivere un libro PD – conclude Medici – mi sarebbe piaciuto se l’avesse fatto sulla sanità indicando le risposte ai bisogni veri ed irrinunciabili delle persone”.