Il mondo dell’associazionismo cattolico, la Cgil, il mondo ambientalista, alcune associazioni di volontariato si sono ritrovate nel pomeriggio davanti al Palazzo del Governo per un presidio di pace.
La manifestazione, che ha avuto una valenza nazionale essendosi svolta in tutta Italia ha voluto testimoniare una forte identità pacifista volta a reclamare la fine delle ostilità tra Israele e la Palestina, attualmente in corso dopo il raid di Hamas del 7 ottobre scorso ai danni di alcuni insediamenti ebraici.
La richiesta di una pace che appare francamente in questo momento assai ardua da realizzare ed il terribile numero di morti di civili inermi da ambo le parti, impone a tante sensibilità di reclamare quello che sembra impossibile da raggiungere. La manifestazione beneventana, diversamente da quanto avvenuto in gran parte d’Italia, non è sfociata in condanne a senso unico nei confronti dello Stato d’Israele, nè ha inneggiato Hamas tenendo in primo piano proprio la richiesta delle fine delle ostilità.
Luciano Valle segretario provinciale della Cgil ha sottolineato: “Stiamo assistendo ad un escalation davvero pericoloso. Prima in Ucraina poi 39 guerre dimenticate nel mondo ora in Medio Oriente. Noi non vogliamo stare in silenzio, non è possibile. Contiamo 7000 morti e 3000 bambini. La logica di guerra non ci piace affatto”.
Michele Martino referente di Libera ha detto: “Esponiamo la nostra contrarietà ai 180 conflitti in corso, la pace non va rincorsa ma va costruita. Le armi non agevolano il dialogo il confronto, bisogna scendere in piazza, non girarsi dall’altra parte. E’ importante rimarcare i diritti umani, la libertà, la dignità e la giustizia sociale”.
Per l’Acli ha parlato Filiberto Parente: “La pace come dice papa Francesco è un impegno di tutti i figli di Dio che devono coltivare senso appartenenza alla chiesa universale. Le guerre producono solo carestie, povertà e disuguaglianze”.
Per l’Anpi Amerigo Ciervo ha sottolineato: “Dal 7 ottobre siamo entrati in una spirale di violenza odio e morte, sta pagando la popolazione civile e la parte più deboli”.