Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa a firma della Consigliera di Civico22, Giovanna Megna sulla classifica Ecosistema Urbano 2023 che vede Benevento al 59° posto.
Il giubilo con cui è stato accompagnato il 59° posto occupato da Benevento nella classifica dell’Ecosistema Urbano 2023 è davvero incomprensibile, anche perché si ascrive a questa maggioranza l’essere precipitati, di anno in anno, fino al tonfo della posizione 76° nel 2022, poco edificante per una città con le nostre dimensioni.
E non è un caso che questa volta ci siamo risparmiati la retorica di “quelli di prima”, perché allargando lo sguardo ad un periodo più ampio, come la questione ambientale richiede, e consultando il sito di Legambiente la mistificazione viene fuori in modo lampante.
Negli scorsi anni, infatti, si scoprono ben altre posizioni, 22° nel 2013, 25° nel 2016 (c’era ancora la suddivisione dei capoluoghi per dimensioni), 35° nel 2017 e poi giù con una parabola discendente, altro che giubilo!
Di conseguenza, per pretendere l’insostenibile titolo di “città green” si deve ricorrere a formule alternative, da marketing anni Ottanta – “primi in Campania”, “noni nel mezzogiorno” – come se fosse normale paragonarsi a Napoli, che ha complessità, ma anche attrattività, neppure minimamente paragonabili a noi e lo stesso dicasi per gli insediamenti industriali di Caserta.
Sarebbe il caso di fare un’analisi allora più seria, evidenziando che, ad esempio, è peggiorata la dispersione idrica, da 41% a 56%, dato che ci piazza nella bolla dei peggiori.
Il problema maggiore rimane la distanza tra “città green” e ciò che i cittadini vivono quotidianamente. Una distanza siderale, vedi le reazioni social, dall’irrisolto enorme problema dei miasmi provenienti da Ponte Valentino, alla gestione del verde cittadino, all’inquinamento dei fiumi, alle note emergenze legate all’acqua.
Fa bene il Sindaco, quindi, a ringraziare i cittadini, perché gli indicatori che pesano sul recupero di classifica sono legati soprattutto alla virtuosità dei beneventani e riguardano essenzialmente gli incidenti stradali e la percentuale di raccolta differenziata. E qui i cittadini più attenti si dovrebbero chiedere: come mai l’egregio lavoro sulla raccolta differenziata non incide di una virgola sugli importi delle tariffe e paghiamo la Tari più alta d’Italia, in barba alle promesse fatte in campagna elettorale? Una volta è colpa del dissesto sine die, una volta degli impianti, a seconda del momento, come se entrambe le questioni fossero estranee all’azione amministrativa.
Sulla raccolta differenziata, c’è anche un ulteriore dato non di poco conto che dice molto sulla reale capacità di incidere sul cambiamento: nel 2013 Trento e Benevento avevano dati di raccolta differenziata simili, 66– 63%. Oggi Trento ha raggiunto l’82%, un dato notevole, non impossibile, visto che viene eguagliato e anche superato, da diversi comuni della provincia sannita, noi siamo cresciuti in dieci anni di soli 3 punti.
E ancora, viene spontaneo chiedersi come mai nella città “green” la gestione del verde urbano è sempre così critica, da meritarsi l’ironia di “bosco urbano”, a cui è stato alternativamente opposta l’insufficienza delle risorse allocate o il ritardo nell’approvazione del bilancio.
La domanda principale, a cui pur con una lettura attenta delle note stampa, non si trova risposta è: cosa è stato fatto di concreto negli anni di amministrazione Mastella? Su questo il report di Legambiente, che pure dedica un’ampia sezione ai “Sindaci protagonisti del cambiamento urbano”, non aiuta, visto che di noi non c’è traccia.
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