“Formare i giovani che oggi sembrano abbiano molto più da dirci, affinchè si riscopra l’idea di bene comune per contrastare l’individualismo terribile che riscontriamo ovunque”.
E’ un monito all’unisono quello che arriva dal Procuratore della Repubblica, Domenico Airoma e dal Vescovo di Avellino, Arturo Aiello alla presentazione del progetto
“Conoscere per decidere. Scuola politica”, tenutosi questo pomeriggio al Polo Giovani.
Un progetto dell’Ufficio della Pastorale per la Scuola e l’Insegnamento della Religione Cattolica della Diocesi che nasce dalla consapevolezza che non può darsi vera partecipazione dei giovani alla vita politica senza che ognuno di essi abbia strutturato adeguate conoscenze storico-giuridiche e una sufficiente consapevolezza della realtà socio-ambientale di riferimento.
“C’è bisogno di persone che si assumono fino in fondo le proprie responsabilità in ogni luogo, in ogni posto, in ogni funzione– ragiona il Procuratore- Occorre imparare il senso del dovere oltre quello dei diritti. I giovani su questo hanno molto da dirci: noi abbiamo bisogno di uscire da una situazione di impasse, di crisi. Le guide bisogna formarle, ogni comunità deve impegnarsi per raggiungere questo obiettivo, ma con grande cautela”.
Quindi l’appello alla coscienza civile dei giovani, quella coscienza che Airoma definisce “la grande assente in questo tempo. Ma siamo noi adulti che oramai abbiamo fallito rispetto ai giovani. Non riusciamo più a fare da guida.
Non a caso in una recente inchiesta sul mondo giovanile, alla domanda su quale fossero i loro modelli hanno risposto di non averne, il che la dice lunga sul fatto che noi adulti non abbiamo saputo trasmettere nulla, non siamo stati testimoni credibili”.
E il Vescovo Aiello aggiunge: “Occorre tornare a educare alle scelte comuni, e quello che stiamo vivendo sul piano internazionale è una prova di quando uno fa causa a se a prescindere dagli altri.
La scuola, le Istituzioni pubbliche, la Chiesa devono agire su questo, anche interpretando i vuoti che oggi si riscontrano. Di emergenza educativa stiamo parlando da tanti anni: suicidi, violenza, trasmissione di racconti da una generazione all’altra dicono che c’è questa emergenza alla quale si spera, e non da soli, mettere mano con qualche risposta”.