Il cantante neomelodico Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e di associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri. I due sono stati arrestati stamane, nel blitz dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Napoli, coordinati dalla Dda partenopea (pm Maurizio De Marco e Lucio Giugliano). Secondo l’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Luca Della Ragione del tribunale di Napoli, la coppia avrebbe finanziato iniziative economiche del clan Di Lauro, legali e illegali. Nel primo campo, ci sarebbe la commercializzazione di abbigliamento, di prodotti alimentari e di bibite “anche con marchi propri”. Nel secondo caso, avrebbero investito 35.000 euro nella realizzazione di un opificio clandestino ad Acerra, destinato alla produzione di sigarette di contrabbando. Quindi “acquistato, disposto il trasporto, introdotto nel territorio nazionale mediante autoarticolati un quantitativo pari pari a chilogrammi 30.740 (caduti in sequestro) di tabacchi lavorati esteri di contrabbando”. Per l’anticamorra, l’indagine “ha fatto emergere una quantità di legami di affari intrecciati tra Di Lauro Vincenzo, da un lato, e la coppia Tina Rispoli e Tony Colombo”.
Enzo Di Lauro, 48 anni, è figlio del capoclan Paolo alias Ciruzzo ‘o milionario. Secondo la Dda di Napoli, dal 2015 sarebbe il reggente del clan di Cupa dell’Arco, a Secondigliano. Egli “come sempre alla affannosa ricerca di denaro per finanziare le sue iniziative – afferma l’ordinanza -, si rivolge ai facoltosi compari che sono ben lieti di aiutarlo economicamente, pur di entrare nelle intraprese del Di Lauro“. Oltre al business Tle, i pm sottolineano la circostanza che Di Lauro “occupi con le sue attività commerciali stabili di proprietà di” Tina Rispoli, la quale “ne richiede il fitto“. La Dda contesta anche l’operazione del brand “Corleone”. “Si tratta di un marchio di abbigliamento (…) depositato da Colombo“, spiegano le carte. Di Lauro sarebbe “socio occulto in quanto co-finanziatore delle spese di stampa dei capi e di altre spese di gestione”. La partecipazione di “Di Lauro Vincenzo – sostengono gli investigatori – risulta invece palese nella distribuzione dei capi di abbigliamento per la quale viene utilizzato il negozio “Different 360″ di proprietà di D’Avanzo Luisa (madre di Di Lauro, non indagata ndr)”.
Il provvedimento evoca la presenza di Enzo Di Lauro all’inaugurazione dell’esercizio, nel febbraio 2016, al corso Secondigliano. Ma c’è altro. Un’informativa del Ros, allegata all’ordinanza, riporta che “appariva chiaro, come Di Lauro Vincenzo utilizzasse la casa discografica di Tony Colombo, quale punto di riferimento per incontri riservati con esponenti di vertice di altre organizzazioni“. Al riguardo, viene citato un episodio del 13 novembre 2018. Quel giorno, nei locali sarebbe stato accolto un nipote del boss Valentino Gionta, storico capoclan di Torre Annunziata. A guastare l’incontro, però, sarebbe arrivato un controllo della polizia. Ma Di Lauro e il parente di Gionta sarebbero riusciti a “scappare prima dell’intervento, attraverso gli uffici della casa discografica”.