Le truffe agli anziani? Il gruppo di napoletani le avrebbe consumate in provincia, e non in città, perché lì le vittime sono meno smaliziate. A Napoli, invece, i potenziali bersagli avrebbero “maggiore scaltrezza“. Lo spaccato di sociologia criminale si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Antonio Baldassarre del tribunale di Napoli, eseguita oggi dai carabinieri della compagnia Napoli Centro. Gli indagati finiti in cella sono 5, accusati di associazione a delinquere finalizzata ai raggiri. Altri 9 sono a piede libero. Ma come avrebbero scelto le vittime? “Secondo uno schema diffuso – scrive il giudice – benché gli associati siano tutti napoletani e operino partendo da questo capoluogo, i reati scopo vengono commessi in massima parte in piccoli centri della Campania o delle regioni limitrofe: ciò pare doversi ascrivere non tanto alla necessità di non farsi riconoscere, – atteso che in una metropoli abitata da oltre un milione di abitanti questo rischio è molto remoto, quanto piuttosto dalla circostanza che nei piccoli e tranquilli centri di provincia prescelti per la commissione delle truffe la popolazione è tradizionalmente meno smaliziata ed avvertita rispetto a quanto accada a Napoli“.
In altre parole, “a causa di una certa maggior scaltrezza anche in capo alla vittime, che consegue proprio dalla necessità di essere maggiormente avvertiti e reattivi, che si sviluppa dal vivere in questo capoluogo o nei suoi dintorni, gli associati questione preferiscono compiere le loro trasferte e indirizzare le loro truffe in piccoli centri dove normalmente la vita è più tranquilla”. Di conseguenza, “anche le potenziali vittime dei raggiri e i loro familiari sono meno vigili e meno avvedute”. Non si tratterebbe di un dato isolato. “Per altro – sottolinea il gip – appartiene al notorio giudiziario, per via delle molte decine di procedimenti analoghi trattati ogni anno in questo Tribunale, che questo schema viene perpetrato anche da altre bande o associazioni analoghe a quella per cui qui si procede e che, a fronte di autori quasi sempre napoletani o dei comuni dell’hinterland, truffe telefoniche ai danni di anziani analoghe a quelle oggetto di questa ordinanza sono consumate in percentuale molto minore a Napoli che il piccoli centri più o meno lontani da questa città“.
Per questa ragione, “lo schema adottato dagli emissari e dai loro concorrenti telefonisti prevede ogni volta che il primi si rechino, con congruo anticipo nel comune di volta in volta prescelto e stazionino nei pressi delle abitazioni degli anziani da truffare“. Una volta sul posto “materialmente, riscuoteranno il denaro o, in alcuni casi, dei monili, che costituiscono l’ingiusto profitto maturato, non appena il telefonista dia loro via libera essendo riuscito a convincere l’anziano a cadere nell’inganno e a pagare le somme richieste a vario titolo“. Ma sempre in trasferta, secondo gli inquirenti.