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La bellezza dei paesaggi vitivinicoli italiani viene ancora una volta certificata dal Registro nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali in capo al Masaf e stavolta l’elenco si arricchisce di quattro nuovi territori ricchi di storia e cultura tra cui la nostra pratica agricola tradizionale ‘Vite a raggiera’ del Taburno”.

Ad annunciarlo con soddisfazione è Carmine Fusco, Presidente del Gal Taburno.

Un nuovo tesoro contenuto nel decreto firmato pochi giorni fa dal Ministro dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Francesco Lollobrigida che ringrazio; rappresenta un valore aggiunto per il Registro nazionale (istituito nel 2012) che arriva a comprendere 36 tipicità della tradizione rurale italiana. Questo Registro – continua il presidente Fusco – ha l’obiettivo di valorizzare e tutelare il paesaggio rurale e le sue tradizioni agricole, e il patrimonio agroalimentare che è espressione dei  territori che li contraddistinguono e caratterizzano”.

Bisogna sottolineare che la pratica agricola tradizionale “Vite a raggiera del Taburno” è stata proposta dal Cnr Ispc – Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale e vagliata dall’Osservatorio nazionale del paesaggio rurale, delle pratiche agricole e conoscenze tradizionali, che ha il compito di identificare e catalogare i paesaggi rurali tradizionali o di interesse storico, insieme alle pratiche e alle conoscenze correlate.

Fin dal I secolo aC ve ne è cenno nei manuali agricoli e spesso nelle storie di Plino Il Vecchio vi si fa riferimento – si legge nelle motivazioni di accoglimento della candidatura –. A Pompei, inoltre, è stato riportato alla luce un dipinto di viticoltori che coltivavano a raggiera. In età romana la pratica era diffusa su quasi tutti i versanti del Taburno e sulle superfici collinari alle pendici dei principali massicci e catene montuose che delimitavano l’ager Campanus (province di Napoli e Caserta) in direzione del Latium e del Samnium, con l’aggiunta del Vesuvio dove era in alternanza con la pergola”. Conclude il Presidente Fusco: “La pratica continua ad essere attuale e a svolgere un preciso significato culturale per le comunità del Taburno. Ormai la ricchezza del patrimonio agroalimentare sannita, stavolta del Taburno, è sempre più al centro di attenzione sia dal punto di vista di uno sviluppo integrato e sia da un punto di vista più strettamente turistico. Come Gal Taburno – conclude Fusco –  tuteleremo e valorizzeremo sempre le nostre tradizioni, la nostra storia e cultura associate, naturalmente, ai sistemi produttivi del territorio rurale attuando una strategia di sviluppo locale”.