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Si parla sempre di promuovere la cultura contro le devianze giovanili, ma poi a Napoli si chiude una biblioteca pubblica. L’allarme arriva dalla terza municipalità, dove è prossimo lo stop alla biblioteca “Francesco Flora”. La storica struttura si trova in via Nicolini, a San Carlo all’Arena. Il 31 dicembre scadrà il contratto di locazione. Il Comune, per ragioni di bilancio, vuole tagliare i fitti passivi. Inizialmente si è parlato di trasferimento, non di chiusura. Ma l’assenza di certezze, ad oggi, sta scatenando la mobilitazione. Decisi a non mollare sono gli studenti, i più assidui utenti della biblioteca. Si sono autoconvocati in assemblea. Annunciano che “in segno di protesta, ogni venerdì prolungheremo l’orario di apertura dalle 15 alle 20, in favore di iniziative culturali”. Il primo appuntamento è per domani, con la proiezione del film “Il diritto di contare”. La commissione Scuola-Welfare della terza municipalità, inoltre, ha inviato una nota al sindaco Manfredi. Il presidente Luca Di Liddo sottopone “la fattibilità di poter spostare la Biblioteca” a Palazzo Fuga. In caso “di eventuali ritardi per la consegna dei locali”, propone l’alternativa al “trasferimento momentaneo” in via Michele Guadagno, dove c’è un’ex sede dell’Asia. Nell’impossibilità di soddisfare le richieste, si invoca “una nuova proroga del fitto dei locali di Via Nicola Nicolini 54”. C’è l’imperativo di non fermare la biblioteca, visti i “tanti giovani che ne fanno uso quotidianamente”. Proprio ora, che la città vive “un momento mediatico difficile dato dagli ultimi avvenimenti di cronaca”. Sulle barricate anche la rete politica Per Napoli, al grido di “giù le mani dalla Biblioteca Flora”. La formazione, con una dura nota, si dice “stufa delle pantomime politiche”. “Non vogliamo più sentire le “mezze verità”, ma – afferma Per Napolivogliamo che il Sindaco chiarisca immediatamente cosa intende fare della biblioteca. Anche la nota del Consiglio della terza municipalità è inutile se i consiglieri municipali di maggioranza dopo si adeguano in silenzio agli ordini dei loro consiglieri e assessori comunali”. All’amministrazione comunale si chiede “la decenza di non riempirvi la bocca con il “patto educativo” se poi si vuole chiudere l’unico presidio culturale (e non solo) del territorio”. In termini pratici: “Prima si sposta la biblioteca in altri locali di proprietà comunale, poi si disdice il contratto per l’attuale locale; non il contrario”. Finora, i segnali non confortano.