In pericolo la cupola monumentale dell’Insigne Collegiata di Marigliano, uno degli scrigni d’arte più ricchi della provincia di Napoli ma allo stesso tempo anche uno dei meno valorizzati. Crepe, muri inzuppati d’acqua, stucchi che si sbriciolano, sollevamenti, esfoliazioni e solfatazione della pellicola pittorica. Dal Ministero della Cultura arrivano 100 mila euro per il restauro conservativo ma non basteranno per eliminare le copiose infiltrazioni e recuperare pitture e stucchi danneggiati.
L’acqua piovana, infatti, non solo si è infiltrata dalla lanterna lucernario ma si è insinuata anche tra le fessure e le crepe del tamburo e tra le maioliche settecentesche del pregevole rivestimento esterno della calotta. Spaccature, lesioni, dissesti, dovute alle piogge, al gelo, al sole, alla vegetazione infestante ma soprattutto ai fulmini e alle drammatiche alluvioni del 2017 che ne accentuarono il degrado statico.
In assenza di interventi efficaci, il degrado delle superfici è cresciuto con gli anni. Oggi, in precario stato di conservazione non è solo la maestosa struttura architettonica, innalzata sul coro nel 1633, ma anche la decorazione a fresco dell’intradosso realizzata nel 1738 dal pittore romano Ludovico Mazzante (Roma, 1686 – Viterbo, 1775), chiamato dai duchi Mastrilli di Marigliano a ornare il “duomo” della città, come riportano i documenti dell’epoca.
Luigi Monda, presidente del Comitato ProBorgo per la tutela del patrimonio culturale campano, in una lettera indirizzata al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, scrive: «L’attenzione del Ministero è un segnale importante ma, purtroppo, la situazione particolarmente grave e l‘esiguità dello stanziamento non consentiranno di intervenire con un restauro conservativo completo e risolutivo. Serve un forte impegno per reperire altri fondi».
Sotto strati di muschi, muffa e salnitro, infatti, stanno scomparendo gli Evangelisti dei pennacchi, levigati e brillanti ma soprrattutto la festosa e teatrale “Gloria del Paradiso” che aveva suscitato le lodi dei viaggiatori che dalla capitale del Regno si spostavano nel Nolano e poi in Irpinia per visitare rovine archeologiche, collezioni d’arte e prestigiosi complessi religiosi.
Di fronte alla minaccia tangibile di una perdita definitiva dei beni culturali, il Ministero della Cultura ha finanziato nell’ambito dei lavori pubblici 2023 solo un primo intervento di protezione. Infatti, l’intero restauro della cupola è stato quantificato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Area metropolitana di Napoli, che dovrà eseguire i lavori, in 450 mila euro.
Lo storico dell’arte Giovanni Villano, che ha dedicato al monumento numerosi studi, puntualizza: «Con la cifra stanziata si potrà solo tamponare l’emergenza, montare le impalcature e predisporre le indagini diagnostiche per lo studio conoscitivo e di supporto al restauro vero e proprio. Ci troviamo di fronte a un intervento complesso e delicato che richiede categorie di lavori diversi, competenze specifiche. Devono essere risanate non solo le parti murarie ma anche quelle decorative: il rivestimento maiolicato esterno, le pitture a fresco dell’interno, gli stucchi i pennacchi. Il Governo investa di più per tutelare il patrimonio artistico del territorio metropolitano di Napoli e trovi le risorse necessarie per restaurare questo edificio che rappresenta un bene storico, architettonico e religioso straordinario».