Un fiume di cocaina che dai quartieri di Scampia finivano nelle strade di Reggio Emilia. Questo hanno ricostruito i carabinieri di Castelnovo Monti, sull’Appennino reggiano, partendo dagli indizi forniti da alcuni assuntori. Droga che poi finiva nelle principali piazze di spaccio della città, fruttando anche 10mila euro al giorno. L’operazione ‘Fast Car’ (partita già a fine 2019), coordinata dalla procura di Reggio Emilia, all’alba di oggi è sfociata in un blitz che ha impiegato 150 carabinieri nell’arresto – fra le province di Reggio Emilia e Parma – di 24 persone finite in carcere.
Tutti gli arrestati (tre di loro erano già detenuti) e gli indagati sono per la maggior parte d’area campana e calabrese, ma non mancano anche reggiani, una pugliese, due siciliani, tre cittadini albanesi, un cittadino algerino e due cittadini marocchini. Altre undici persone, durante la retata, sono state arrestate perché sorprese in flagranza in attività di spaccio. Durante le perquisizioni è stato trovato anche un fucile della seconda guerra mondiale con relative munizioni. Uno degli indagati, inoltre, mentre era detenuto, aveva la disponibilità di apparecchi elettronici, per la gestione di traffici illeciti. Il nome attribuito all’indagine ‘Fast Car’ deriva dal fatto che il finanziatore degli indagati, un pregiudicato per reati finanziari, avesse fornito, come una delle basi delle attività illecite, un garage a Reggio pieno di auto sportive molto costose, alcune delle quali danneggiate dagli stessi indagati per ritorsioni e vendette. Gli indagati, tra i 29 e i 59 anni, sono prevalentemente residenti e gravitanti tra Reggio Emilia e provincia ad eccezione di un residente nel Parmense. “Negli ultimi anni la città di Reggio si è confermata una piazza importante per lo spaccio e il traffico di droga – ha spiegato il procuratore capo Calogero Gaetano Paci -. Non solo ha un ruolo che potremmo definire terminale nel traffico di stupefacenti, ma possiamo ormai considerarla un punto fondamentale di smistamento per tutto il Nord del Paese. Questo è dovuto certo alla sua collocazione strategica, così come all’apporto logistico che può fornire a questa tipologia di organizzazioni criminali”.