Un summit di camorra a casa del presunto boss, nonostante il padrone di casa sia ai domiciliari. A descrivere la scena è l’ordinanza di custodia cautalere del gip Leda Rossetti del tribunale di Napoli, eseguita stamane dai Carabinieri al Rione Traiano, nei confronti di 29 indagati. Tra essi Simone Sorianiello (sfuggito all’arresto), figlio di Alfredo ‘o biondo, considerato a capo del gruppo criminale. Il ritratto del giovane Sorianiello, nelle carte degli inquirenti, è di primo piano.
“Simone viene riconosciuto da tutti come capo del clan, sopratutto in assenza del padre e del Mazzacarro – si legge nel provvedimento. La sua pervicacia criminale emerge dalla circostanza che lo stesso, totalmente incurante della misura cautelare degli arresti domicliari cui è sottoposto, delle condanne ricevute, delle perdite subite (omicidio del fratello Foffy), dei recenti arresti di numerosi sodali del gruppo, perseveri nel condurre le medesime attività criminali, non esitando a ricevere diversi capi di altri i clan (Marsicano, Bitonto, Quotidiano, Sartori, Esposito), minacciando, anche implicitamente, coloro che mantengano una condotta a suo avviso poco rispettosa nei loro confronti”.
Secondo la Dda di Napoli, “il ruolo di promotore e capo si evince, in particolare, oltre che nei rilevanti dialoghi esaminati con riferimento alla posizione del padre – afferma l’ordinanza cautelare – negli incontri registrati con i capi degli altri clan (nei quali discutono di alleanze strategiche e di azioni di forza da porre in atto per arginare le mire espansionistiche dei gruppi avversari), negli ordini che lo stesso rivolge ai suoi sodali (cfr. la stesa compiuta fuori al bar Troncone o l’ira dello stesso verso i suoi uomini in seguito alla stesa subita sotto la sua abitazione), nella conduzione delle trattative per l’acquisto dello stupefacente con Bartiromo Simone”.
Tra gli indizi a carico di Sorianiello jr, vengono elencati appunto alcuni summit. Gli incontri, in casa del 29enne, si sarebbero tenuti il 24, 25 e 26 marzo 2021. “Sorianiello Simone, sottoposto all’epoca alla misura cautelare degli arresti domiciliari – sostengono gli investigatori – , riceve presso la sua abitazione Marsicano Emanuele, referente su Pianura per il gruppo «Esposito-Calone-Marsicano (recentemente sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere a seguito di ordinanza …), Bitonto Luigi e Quotidiano Pasquale, esponenti di vertice del clan D’Ausilio, con i quali discute delle iniziative da intraprendere nei confronti di Esposito Massimiliano inteso o scognat (considerato dall’anticamorra a capo del clan egemone a Bagnoli, ndr), che aveva ceduto senza la loro autorizzazione il territorio di Agnano al gruppo del talebano ovvero Legnante Maurizio”.
Per le indagini, Simone Sorianiello “con l’aiuto di alcuni uomini del Marsicano (avendo il Bitonto ed il Quotidiano preferito non partecipare in ragione del legame di parentela con i Troncone), decide di compiere una dimostrazione di forza ordinando ai suoi uomini di sfilare armati e a volto scoperto all’esterno del bar “Troncone” di proprietà di Troncone Vitale, capo dell’omonima consorteria egemone su Fuorigrotta e, all’epoca, protettore del figlio di Esposito Massimiliano”.
La stesa di cui si parla, di cui Sorianiello jr sarebbe mandante, avvenne il 26 marzo di due anni fa. Nel provvedimento, una serie di fotogrammi ne documenterebbe la sequenza.