Una storia difficile ma anche una storia di riscatto che ha ispirato il regista Matteo Garrone per il nuovo film “Io Capitano”, un film in concorso al Festival del Cinema di Venezia 80 che mostra i pericoli che i migranti vivono a bordo dei barconi per raggiungere l’Europa e con essa la speranza di una vita nuova. La storia è quella di Kouassi Pli Adama Mamadou, attivista del Centro sociale ex Canapificio e del Movimento migranti e rifugiati di Caserta. Mamadou ha dato un importante contribuito alla sceneggiatura del film, e durante la conferenza stampa a Venezia80 ha ricordato le difficoltà del viaggio, quando di fronte alla disperazione “non si hanno più alternative e si è disposti a partire verso un viaggio in cui non si sa se si resta in vita”.
Chi sopravvive e arriva in Italia “inizia il tortuoso e difficile percorso per ottenere un permesso di soggiorno e poter vivere una vita dignitosa”. In questi tempi difficili, “dove le attuali leggi sull’immigrazione sono sempre più restrittive, l’appello è alle Istituzioni affinché si attivino i canali di ingresso regolari”. Dalla sofferenza è nato il grande impegno di Mamadou, oggi perfettamente integrato – vive nella città della Reggia con la compagna e due figli – che come mediatore culturale è in prima linea quotidianamente con il centro sociale ex Canapificio e con il movimento Migranti e rifugiati per il riconoscimento dei diritti dei più deboli, per la lotta al permesso di soggiorno, contro lo sfruttamento lavorativo. Nelle sale italiane dal 7 settembre con 01 Distribution, il film, che come spiegato da Garrone, “nasce dall’intreccio dei racconti di ragazzi che hanno vissuto l’esperienza del viaggio attraverso l’Africa e verso l’Europa”, sarà presentato con il regista Garrone e Mamadou Ply anche in provincia di Caserta.