È alle battute finali il processo, cominciato il 7 gennaio del 2021, davanti ai giudici della seconda sezione penale d’Appello del Tribunale di Napoli sulla strage di “Acqualonga” il viadotto dell’A16 Napoli-Canosa dal quale precipitò un bus turistico e causò la morte di quaranta persone. Nel pomeriggio il comune di Monteforte Irpino, nel giorno del decimo anniversario ha ricordato le vittime di quella tragedia.
Quindici gli imputati che a vario titolo sono accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni. La sentenza di primo grado, emessa l’11 gennaio del 2019 dal giudice monocratico del Tribunale di Avellino, Luigi Buono, condannò otto imputati e ne assolse altri sette tra le proteste dei familiari delle quaranta vittime della più grave tragedia stradale italiana: “Giudice, esci fuori”, gridarono i familiari dopo la lettura della sentenza che aveva mandato assolto l’allora ad di Aspi, Giovanni Castellucci, coinvolto a causa dell’accertato stato di degrado delle barriere protettive che non ressero all’urto del bus.
Tesi questa sempre smentita dai legali di Aspi e sostenuta invece dall’allora Procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo: “La strage – disse il magistrato nella requisitoria – non ci sarebbe stata se Autostrade avesse provveduto alla manutenzione del viadotto”.
Il sostituto procuratore generale, Stefania Buda, ha chiesto la condanna a dieci anni di reclusione per Castellucci e di applicare agli imputati assolti le condanne chieste in primo grado. L’accusa ha anche chiesto la conferma delle condanne emesse in primo grado: la più alta, quella inflitta a Gennaro Lametta, il titolare e proprietario del bus: dodici anni di reclusione.
Il bus, che aveva percorso oltre un milione di chilometri circolava con un certificato di revisione falso, secondo l’accusa grazie alla complicità di una dipendente della Motorizzazione Civile di Napoli, Antonietta Ceriola, condannata in primo grado a otto anni. Le difese degli imputati, anche in sede di Appello, hanno chiesto l’assoluzione di tutti gli imputati. Come nel primo grado di giudizio, anche in Appello sono due i principali versanti sui quali si fronteggiano accusa e difese: la manutenzione delle barriere di sicurezza autostradali e lo stato di manutenzione e sicurezza del bus. La sentenza è attesa all’inizio del prossimo autunno.
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