E’ allarme suicidi in Irpinia. Senza troppi giri di parole, o filosofie dell’ultim’ora. L’ultimo episodio, straziante è arrivato in città ad Avellino. Nella centralissima Via Piave. Un uomo di 46 anni, si è lasciato cadere nel vuoto dal sesto piano della palazzina in cui viveva con la madre. Una tragedia, per certi versi annunciata, visto l’episodio di qualche settimana fa o meglio di altri registrati in passato. Lo scorso maggio, aveva scagliato una sedia da ufficio dal suo balcone, che aveva colpito una vettura parcheggiata. Un campanello d’allarme chiaro. Chiarissimo. Gli aiuti, però, tanto decantanti dalla politica o dalle varie amministrazioni locali non sono arrivati. La maggioranza dei suicidi non avviene senza preavviso, ma è preceduta da segnali di allarme che possono essere sia verbali che comportamentali.
Qualche giorno fa a Forino, un giovane Andrea ha deciso di farla finita. 31 anni, un sorriso smagliate e soprattutto disponibile con tutti. Un giovane, ripetiamo un giovane che aveva una vita davanti. Progetti, sogni svaniti nel vuoto. Episodi, strazianti che ci obbligano a riflettere. Saranno i pessimi tempi che viviamo, il post pandemia, ma la statistica va a farsi benedire e si contano i morti e ci sembrano tanti.
Anzi troppi. Scegliere di darsi la morte ha molte cause. Una fra tutte è l’infelicità terribile di sentirsi in trappola. Una trappola qualunque: la malattia, il disagio sociale, le tribolazioni economiche, la solitudine, il senso di fallimento. Quest’ultimo aspetto però, riguarda anche le varie istituzioni. Assenti spesso, troppe volte. I servizi sociali latitano, o meglio sono completamente assenti. Tante le falle nella rete della prevenzione e assistenza domiciliare integrata che fa capo all’ASL. Senza dimenticare la totale cancellazione di alcuni servizi come ad esempio il telefono della solidarietà. Vuoti che vanno colmati mentre l’Irpinia continua a fare i conti con il “bollettino di guerra” del male di vivere.