A Napoli Est sono state 33 ore infernali, e un senso di abbandono travolge tutto. Un altro maxi rogo ha affumicato Barra, in un drammatico mix di afa e puzza di bruciato. Ma i primi rilevamenti dell’Arpac sono sembrati tranquillizzanti. Una contraddizione da approfondire. Nell’ex campo rom di via Mastellone, a Barra, l’incendio è stato appiccato verso le 4 del mattino del 18 luglio. Secondo i residenti, lo spegnimento è avvenuto solo alle 13 di oggi. Già nella mattinata di ieri, l’Arpac ha effettuato rilievi. È stato attivato un campionatore ad alto flusso, per il monitoraggio di diossine e furani dispersi in atmosfera. La nota dell’agenzia regionale, nel primo pomeriggio di ieri, ha sottolineato che “non si evidenziano criticità apprezzabili riconducibili all’evento”. L’Arpac ha spiegato che “l’incendio si è sviluppato in condizioni di generale stabilità atmosferica con la risalita pressoché verticale della colonna di fumo fino ad alcune centinaia di metri in corrispondenza dell’inversione termica; soltanto nella seconda parte della mattinata si sono determinate condizioni più favorevoli alla dispersione degli inquinanti, pur con una ridotta risalita della colonna che ha determinato un maggior coinvolgimento dei bassi strati”. La nota, comunque, ha annunciato aggiornamenti: “Nelle prossime ore l’Agenzia condurrà ulteriori approfondimenti sul quadro della qualità dell’aria nel territorio potenzialmente impattato dalle conseguenze dell’incendio. I risultati degli accertamenti in corso saranno diffusi non appena disponibili”. Gli iniziali toni rassicuranti, tuttavia, sono parsi una beffa a molti residenti. Uno di loro, Ciro Borrelli – vicepresidente del comitato di via Mastellone – si è fiondato in strada subito dopo il comunicato. Armato di cellulare e maschera antigas, ha girato un video. In preda alla rabbia, ha documentato quanto avveniva. Nelle immagini si vede un paesaggio spettrale. Una densa nube di fumo si stende sul manto stradale. “Abbiamo avuto un comunicato dell’Arpac che tutto rientra nella norma, possiamo respirare, aprire le finestre. Ma qui – urla Borrelli – è dalle 4 di stanotte che i vigili del fuoco cercano di spegnere l’incendio, ci sono rifiuti speciali interrati: amianto, copertoni, scarti di fabbrica”. Borrelli denuncia: “Questa nuvola di fumo è arrivata a Casoria, a Torre Annunziata, si stanno lamentando tutti i paesi vesuviani”. Nelle vicinanze del rogo, tanti cittadini sono fuggiti lontano, cercando accoglienza da amici e parenti. Chi non ha potuto, si è barricato in casa. In un crescendo di esasperazione, l’attivista protesta perché “nessuno fa nulla, non arriva un Canadair”. Ma quella degli incendi in zona è storia vecchissima. “Ci avevano promesso di chiudere la strada, gli accessi all’ex campo rom – rincara Borrelli. Invece niente, nemmeno un dissuasore. Sono venti anni che sopportiamo tutto questo, ogni settimana c’è un rogo”. La bonifica dell’area è attesa da tempo. Per farla servono 4,5 milioni di euro. Fondi da reperire ancora. Tra gli abitanti di Barra, ieri la tensione è salita alle stelle. Ai malumori per il quadro generale, si sono sommate le notizie dell’Arpac. Fonti dell’agenzia, però, ne precisano i contorni. La nota diffusa è relativa ad una prima analisi dei dati. Non sarebbe ancora disponibile, ad esempio, quello sulle diossine. Per questo genere di dati, i tempi d’attesa sono più lunghi. Almeno 48 ore, di solito. Quindi potrebbero arrivare domani: fino ad allora, l’ira dei residenti non diminuirà.
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Maxi rogo di 33 ore a Barra, attivista in maschera antigas: “L’Arpac dice è tutto ok, come fa?”. La risposta dell’agenzia (VIDEO)
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