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È stata condannata a due anni di reclusione, pena sospesa, e al pagamento di una multa di 10500 euro, oltre che al pagamento di un risarcimento danni da determinarsi in sede giudiziaria civile e di una provvisionale di 6mila euro in favore di una famiglia di Colliano, Cristina Melucci, la donna di Sant’Angelo a Fasanella, accusata dei reati di esercizio abusivo della professione medica, truffa e attestazione falsa di atto di notorietà dinanzi ad un pubblico ufficiale, operante nei comuni della Valle del Sele e Tanagro e che per anni, pur non avendo mai conseguito alcun titolo di studio di laurea, specializzazione o master in medicina si è spacciata per naturopata, esperta di massoterapia, fisioterapista e medico legale, ricevendo i pazienti in case private site nella Valle del Sele che venivano adibite a “studi medici” dove si presentava ai clienti con tanto di camice bianco e targhettino.
Pazienti, per gran parte malati oncologici o con problemi muscoloscheletrici, a cui la falsa dottoressa prescriveva terapie e cure alternative, fisioterapie e cure naturali a base di latte di asina. Attività abusiva medica che vedeva il falso medico addirittura effettuare prescrizioni mediche con ricette che riportavano il codice di un altro medico ed emettere fattura, per le prestazioni terapeutiche del valore di circa 35 euro l’ora, dietro rilascio di fattura con partita Iva intestata ad un negozio di generi alimentari.
La condanna è giunta ieri, al termine del processo dibattimentale che si è svolto dinanzi al giudice monocratico della Terza Sezione Penale di Salerno, Cristina De Luca. A trascinare in tribunale la falsa dottoressa, Cristina Melucci, difesa dall’avvocato Nicola Maria Melchionda, l’imprenditrice di Colliano, Marta Carbone, quest’ultima assistita dall’avvocato Michele Tedesco e mamma di un bimbo di due anni, affetto da una grave disabilità invalidante, che nel 2018 presentò una denuncia alla Procura della Repubblica di Salerno nei confronti della donna per presunta truffa.
Nel 2018, l’imprenditrice di Colliano, a seguito dell’aggravarsi delle condizioni di salute del figlioletto di 2 anni, affetto da tetraparesi e tracheostomizzato, dopo aver consultato vari medici specialisti tra i più prestigiosi ospedali italiani, si rivolse alla Melucci che alla famiglia si era presentata con tanto di camice verde e bianco, targhettino e con presunte specializzazioni, lauree e master conseguite tra Roma e Boston.
In occasione delle visite al bimbo disabile, la dottoressa avrebbe rassicurato a genitori del bimbo che il piccolo sarebbe tornato a camminare entro qualche anno, mettendo in dubbio le diagnosi e le visite effettuate al bambino dai sanitari dell’ospedale Bambin Gesù di Roma, salvo poi scoprire che tutti i medici consultati successivamente presso le strutture pubbliche e private sanitarie, confermavano invece la diagnosi dei sanitari del Bambin Gesù.
Ad insospettire la famiglia del bimbo disabile però, fu l’atteggiamento anomalo e le terapie effettuate dalla dottoressa che rischiavano di mettere in pericolo la salute del piccolo paziente, tanto da indurre i genitori del bimbo a fare delle indagini, scoprendo di una falsa partita Iva che la donna utilizzava e denunciare il tutto alla Procura di Salerno che delegò le Fiamme Gialle di Eboli per gli accertamenti.
Di lì, la guardia di finanza di Eboli guidata dall’allora tenente Gennaro Malandrino, scoprì che la dottoressa Cristina Melucci non aveva mai conseguito alcun titolo di studio e laurea in medicina o abilitazione in medicina e né era stata iscritta ad alcun albo professionale dell’ordine dei medici. Le Fiamme Gialle scoprirono inoltre, che la finta dottoressa effettuava l’esercizio abusivo della professione medica all’interno di case private. Di lì, una serie di perquisizioni delle Fiamme Gialle presso gli pseudo “studi” della finta dottoressa che fecero scoprire ai finanzieri, la presenza di relazioni mediche sui pazienti, molti dei quali affetti da patologie oncologiche, a cui il falso medico aveva prescritto terapie con medicina alternativa, con specifica somministrazione di latte di asina, e finanche una prescrizione medica inviata all’Inps per un paziente affetto da apnea notturna sulla quale aveva apposto un timbro falso con un codice pin per medici falso. Prescrizioni che, secondo il materiale rinvenuto e sequestrato dalla Guardia di Finanza, avvenivano con tanto di ricette mediche nelle quali la finta dottoressa si presentava come medico curante dei pazienti, utilizzando un falso codice regionale e riuscendo così, addirittura a farsi riconoscere un ventilatore polmonare, oltre a sottoscrivere una falsa dichiarazione di atto di notorietà presso il Comune alburnino dove risulta residente con tanto di dichiarazione per il conseguimento di un titolo di laurea presso l’università Cattolica di Roma. Università che, interpellata dalle Fiamme Gialle che sequestrarono gli atti e la documentazione in possesso della finta dottoressa, confermò che la donna, ignota all’Ateneo, non aveva conseguito alcun titolo e né aveva partecipato ad alcun master. Indagini queste, che portano il Gup, su richiesta del Pm, a rinviare a giudizio la falsa dottoressa che ora è stata condannata in primo grado a due anni di reclusione. Intanto, non è escluso che Melucci possa fare ricorso dinanzi ai giudici della Corte d’Appello per ribaltare l’esito della sentenza.