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Attivo sull’isola d’Ischia da 132 anni, è tra i fari più antichi del Mediterraneo: 164 metri d’altezza, i suoi due fasci di luce bianca ogni 15 secondi arrivano a 22 miglia nautiche di distanza orientando la navigazione. Inizia l’8 luglio la nuova vita del Faro Punta Imperatore a Forio, uno degli undici di proprietà dello Stato italiano le cui concessioni furono messe a bando nel 2015 tramite l’agenzia del Demanio.

La società tedesca Floatel GmbH, specializzata nella valorizzazione di fari in tutta Europa, se ne è aggiudicata nel 2016 la gestione per 50 anni, realizzando nella struttura il suo primo hotel italiano. Con solo quattro stanze per un massimo di otto ospiti e un ristorante gourmet aperto alla clientela esterna (60 posti) chiamato Lucì, in omaggio alla storia del luogo e alla prima donna farista che vi lavorò Lucia Capuano.

“A sette anni dalla nostra prima visita qui e dopo un lungo e complesso progetto di restauro, rallentato dagli anni della pandemia, l’apertura di Faro Punta Imperatore ci riempie d’orgoglio” dicono Tim Wittenbecher e Marc Nelag, rispettivamente ingegnere e designer, fondatori della società berlinese che ora ha anche una filiale italiana. 

Per realizzare la struttura, seguendo un progetto di valorizzazione conservativa dell’architetto Giovannangelo De Angelis, sono state necessarie, complice l’impervia morfologia del promontorio, tre missioni in elicottero, per il trasferimento dei materiali da costruzione più pesanti, le impalcature e i macchinari.

Una funivia garantisce il trasferimento dei bagagli dei clienti e delle materie prime. Sul tetto, un rooftop bar a picco sul mare. Le camere portano il nome dei venti (Scirocco, Grecale, Maestrale e Libeccio) e ospitano un massimo di otto ospiti (i costi arrivano a 450 euro a notte). Investimento dichiarato due milioni di euro. I prossimi progetti della società tedesca prevedono la valorizzazione di Faro Spignon a Venezia, e dei Fari di Cudillero e Ribadesellas nelle Asturie.