Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Cittadinanzattiva – Tribunale per i diritti dell’ammalato, a firma del rappresentante Nicola Boccalone.
La nota – “Un’area definita all’interno di un ospedale che tratta specificatamente pazienti con Ictus con un approccio multidisciplinare; questa è la definizione di una stroke unit, quale unità operativa posta nel Settore Neurologia all’interno del Dipartimento di Neuroscienze.
La stroke unit si occupa principalmente delle problematiche relative all’ictus ischemico od emorragico in fase acuta, provvedendo in emergenza/urgenza alla definizione diagnostica. Prevede un team multidisciplinare formato da medici, infermieri della riabilitazione e personale a supporto. Un’organizzazione complessa in cui viene praticata la trombolisi monitorata che ha lo scopo di migliorare il flusso sanguigno, eliminando eventuali coaguli che possono determinare un’ostruzione e, quindi, prevenire eventuali danni ad organi e tessuti derivanti dalla privazione di sangue. Una risposta importante ed essenziale per garantire interventi appropriati nell’ambito dell’emergenza/urgenza che caratterizza un hub della rete Ictus che normalmente è collocato in un DEA di II livello. Tanto è rappresentato nel decreto n. 8 del febbraio 2018 del Commissario ad acta del Servizio Sanitario Regionale Campano, On. De Luca, e riportato anche nel vigente atto aziendale del Rummo, DEA di II livello, approvato con Delibera n. 493 del 03 agosto 2018.
Ebbene (si fa per dire), viene segnalato da non pochi pazienti e associati che la stroke unit al Rummo di Benevento, da tempo, non rivela più operatività sistemica! Quali effetti? Una macchina senza motore, un aereo senza ali, un iceberg senza punta. Così si palesa “l’operatività” della rete emergenza/urgenza Ictus del Rummo. Senza un immediato intervento che garantisce una stroke unit viva ed operante, il paziente perde non poche possibilità di recupero dai danni da Ictus.
Siamo in pericolo?
Non è difficile darsi una risposta!
A questa situazione si aggiunge l’imminente scenario di una rete di servizi 118 che pianifica a ribasso, con la convergenza di molti ma che non spegne le perplessità di tanti, in particolare per le aree fortorine che, oltre a scontare la demedicalizzazione delle ambulanze, risentono della significativa distanza dai punti di emergenza/urgenza, con l’aggiunta delle avverse condizioni metereologiche.
Colti da ictus, dove andare o sperare di essere portati? Moscati di Avellino, Ruggi di Salerno o San Sebastiano di Caserta e… pregare”.