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Sono stati necessari 13 anni e l’ausilio di due team di avvocati per arrivare alla sentenza d’assoluzione per l’avvocato Dario Barbirotti, ex presidente del Consorzio di Bacino Salerno 2, l’ente di riferimento per la gestione del ciclo integrato dei rifiuti dell’Area Metropolitana di Salerno, Costiera Amalfitana, Piana del Sele, Monti Picentini, Valle del Calore e Monti Alburni. Un ente che, commissariato nel 2010, ad oggi si trova ancora in liquidazione dopo gli eventi che portarono sul banco degli imputati il noto avvocato salernitano, già consigliere regionale e oggi co-portavoce provinciale di Europa Verde insieme ad altri dirigenti e dipendenti. Diversi i capi d’accusa, tra cui spicca il reato di associazione per delinquere finalizzata all’abuso d’ufficio, a carico di Barbirotti e di altri funzionari, tutti assolti con dispositivo della Terza Sezione Penale del Tribunale di Salerno.

“È stato un lungo cammino, un incubo durato ben 13 anni” ha commentato così l’avvocato Barbirotti questa mattina nei locali di 3EM, in via Raffaele Mauri 34, durante la conferenza stampa in cui si è ripercorsa a ritroso l’intera vicenda insieme agli avvocati Silverio Sica e Antonietta Cennamo e al deputato di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli. In sala, ad offrire il loro sostegno, anche la co-portavoce provinciale di Europa Verde, Anna Cione, il co-portavoce cittadino di EV, Raffaele Di Noia e la co-portavoce dei Giovani di Europa Verde Campania, Gabriella Ferrara.

Subire un processo che dura 13 anni, sapendo di non aver fatto nulla contro la legge e di aver anzi lavorato sempre nell’interesse della comunità è un qualcosa che fa male – ha ricordato Barbirotti, evidentemente emozionato nel riaprire una ferita ancora aperta – Passare per un delinquente, nonostante si sia convinti di aver lavorato bene, è triste. Non sarò di certo il primo né l’ultimo caso. Sono state portate avanti, per ben 13 anni, accuse infamanti basate sul falso. La politica è ben altra cosa. L’avversario politico si batte con il confronto, con le idee, non utilizzando la Procura della Repubblica che dovrebbe, dal canto suo, cercare la verità e non il colpevole da sbattere in prima pagina”.

“In questo processo abbiamo dovuto affrontare, nella fase dell’istruttoria, quello che invece andava approfondito nella fase delle indagini preliminari – ha dichiarato l’avvocato Cennamo – Ci siamo trovati a dover fare la parte degli inquirenti, facendo conoscere noi la verità. Abbiamo fatto indagini difensive, prodotto documenti e sollecitato il Pubblico Ministero ad ascoltare testimoni chiave per chiarire i fatti”.

“Tutto questo era inevitabile – ha commentato invece l’avvocato Sica – È il sistema giudiziario italiano che provoca queste storture. Problemi storici antichissimi e non risolvibili perché nessuno in Italia vuole davvero risolverli. L’avvocato Barbirotti, che stimo e comprendo, è finito nel classico tritacarne giudiziario italiano, dal quale non si esce se non attraverso un percorso accidentato e lunghissimo. Oggi però possiamo dire che il calvario di un cittadino perbene è finito”.

“Dal punto di vista mediatico c’è una distanza notevole tra la notizia dello scandalo, finita su tutti i giornali e i media sia locali che nazionali, e la notizia della sua assoluzione che certifica la completa estraneità a fatti mai verificatisi tra l’altro – ha affermato Borrelli – Auspichiamo certamente che la carta stampata, i media, i social diano il giusto risalto anche a quest’ultimo atto di una vicenda lunga 13 anni. Come cittadino, come uomo delle istituzioni, l’avvocato Barbirotti, così come ogni persona risultata innocente al termine di un iter giudiziario, ha diritto almeno allo stesso spazio di quello dedicato alle accuse”.

Borrelli si sofferma anche sull’eventualità di creare una norma in tal senso: “Non credo che una legge che preveda una sorta di par condicio per gli imputati risultati innocenti sia possibile. Teniamo conto che la carta stampata così come i social non sono soggetti a tali obblighi. Quello che si può fare però è confidare nel buon senso e nell’onestà intellettuale dei media. Nel nostro Paese, se sbagli, non si chiede scusa anzi, ci si comporta ancora peggio. Penso infine che si debba tentare di modificare le norme vigenti e non provare a crearne sempre di nuove”.

“Oggi sono soddisfatto – conclude Barbirotti – Non ho mai cercato un applauso per il mio impegno politico e come gesto, ma nemmeno avrei mai pensato di essere additato come un delinquente. Di certo la mia carriera politica ne ha risentito, ma ho più interesse nel recuperare la mia dignità. Ringrazio gli avvocati Cennamo e Sica che sono stati sempre al mio fianco, alla famiglia e agli amici, che non mi hanno mai voltato le spalle”.