A sette anni di distanza, l’uccisione di Esther Johanson resta ancora senza colpevoli. Esther, allora 36enne, che veniva a Benevento tutti i giorni per esercitare il mestiere più antico del mondo, è stata ricordata questa sera da Libera e altre associazioni insieme alla consigliera comunale Giovanna Megna e don Pompilio Cristino parroco di Santa Maria di Costantinopoli, la chiesa poco distante dal luogo del ritrovamento del corpo della sfortunata donna.
Tutti si sono ritrovati proprio tra la Stazione Centrale ed il Parco Cellarulo ove Esther fu raggiunta da ben sette colpi di pistola che non le lasciarono scampo. Quel femminicidio impunito ha dato l’occasione a Libera e al suo referente Michele Martino di alzare la voce su una vicenda atroce che peraltro, vedendo come vittima una prostituta, sembra ammantarsi di una patina di indifferenza, come se esistessero davvero donne di Serie B, indegne dell’attenzione della collettività.
“Facciamo memoria di una donna, di una madre – ha detto Martino – Esther era una schiava della tratta e questo pone interrogativi a tutti noi. Lei ancora non ha avuto giustizia nelle aule dei tribunali, non non possiamo essere indifferenti e complici di chi ha commesso quell’omicidio”.
Il referente di Libera ha aggiunto: “La memoria non può diventare retorica. Questa è un po’ la giornata della vergogna soprattutto per il mondo maschile perché il fenomeno della prostituzione e della tratta delle donne schiave si manifesta quando c’è una domanda alimentata dagli uomini. A Benevento c’era prostituzione diurna tipica e forse anche protetta, probabilmente connivenza tra camorra casertana nigeriana e criminalità di Benevento”.
Martino ha quindi detto come dall’anno prossimo Esther Johnson sarà ricordata non solo come una delle tante vittime della violenza maschile, ma anche e soprattutto come una vittima della mafia, che sfrutta le donne. Esther sarà nell’elenco delle vittime di mafia.
Martino ha poi voluto rimarcare come un segnale forte e positivo l’incontro in nome di Esther della cultura laica e cattolica: “Verrà proposta pure a livello nazionale”. Infine l’appello alla comunità: “Dobbiamo essere noi famiglia di Esther, che non viveva qui ma sta nel nostro cimitero. Sulla sua tomba ci sono solo fiori di plastica”.
Il pomeriggio è proseguito con la lettura di una poesia dal titolo “Vuoto” a cura dell’Azione Cattolica e gli interventi di Antonella Rubbo della Cgil, Amerigo Ciervo dell’Anpi e Marielena Morelli della cooperativa Fuori Tratta. Si è formato poi un corteo che si è concluso con la deposizione di un fiore e di una sedia vuota.