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È stato ripulito dalle sterpaglie, e i muri sono stati imbiancati in tempo record, il punto in cui esattamente una settimana fa è stato trovato abbandonato il corpo di Giulia Tramontano, la 29enne incinta al settimo mese, uccisa il sabato prima, 27 maggio, dal compagno Alessandro Impagnatiello.

Nonostante l’invito dell’amministrazione comunale, che ha transennato l’ingresso che porta all’intercapedine in cui la giovane era riversa, il luogo continua ad essere meta di testimonianze di affetto per Giulia, il bimbo che doveva nascere e la sua famiglia. Una commozione ma anche rabbia e dubbi che aumentano insieme allo choc man mano che emergono altri particolari sull’omicidio di Giulia, come quello che sarebbe stata aggredita alle spalle e colpita da una coltellata alla gola. “Non poteva essere che così – ha detto una vicina di casa dei due giovani in via Novella – Era impossibile che nessuno avesse sentito le urla di Giulia se ne avesse avuto il tempo, i nostri muri sono confinanti, si sente tutto, tante volte li ho sentiti parlare, mai litigare, qualche volta lei aveva un tono più alto, lui no, sempre molto freddo e controllato”.

Fiori, messaggi e peluche hanno completamente ricoperto anche la panchina rossa contro la violenza delle donne nel parco Falcone e Borsellino, in via Pacinotti. Non molto distante c’è il palazzo dove vive Sabina Paulis, la mamma di Alessandro Impagnatiello. La donna si è trasferita da parenti per sfuggire alla curiosità di questi giorni, sia della gente che dei giornalisti che anche oggi hanno cercato di mettersi in contatto con lei. Gli inquirenti hanno escluso ancora una volta qualunque coinvolgimento di altre persone nell’omicidio di Giulia Tramontano. “Forse Sabina qualcosa aveva intuito – ha detto una signora che la incontrava al parco – ma da madre la capisco, sicuramente non avrà voluto dare corpo ai pensieri che sicuramente le saranno venuti nei giorni in cui si cercava Giulia ed entrando in casa loro, quando ancora non si sapeva che il figlio aveva già ucciso la ragazza”.