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Riceviamo una lunga nota dell’associazione culturale ‘Benevento Nascosta’ che si prefigge lo scopo di divulgare e valorizzare il patrimonio storico ed artistico del territorio che pubblichiamo in ampi stralci, ma per la cui lettura completa si può far riferimento alla pagina Facebook della predetta associazione.

“Negli ultimi tempi abbiamo assistito alla polemica sorta intorno agli scavi archeologici in piazza Pacca (ex piazza S. Maria) per la realizzazione di opere connesse alla progettualità PICS.  – ha spiegato la lettera aperta ai beneventani dell’associazione culturale – E’ scontato il nostro dissenso circa le scelte che si minaccia di intraprendere. Tuttavia, ci piace puntualizzare alcuni aspetti che ci sembra siano stati tralasciati da molti. Innanzitutto si tratta di uno scavo di ispezione e non uno scavo archeologico. Uno scavo di ispezione mira a valutare le preesistenze e non altro. Ci sembra che le preesistenze siano evidenti ed è giunto il momento che ciascuno faccia il proprio mestiere. Gli scavi devono essere condotti in maniera approfondita con metodologie professionali, e non con mezzi e metodi più simili a un cantiere edile che non a uno scavo archeologico.

Siamo rimasti in silenzio in primis per non creare condizionamenti e poi valutare quanto l’opinione pubblica fosse matura rispetto a certe decisioni. Poi perché si attendeva il parere dei tecnici. Abbiamo atteso e tuttora stiamo attendendo il parere della Soprintendenza che però, a parte vaghe allusioni, non si è finora sbilanciata.

Il secondo punto della nostra critica è la mancanza di una visione strategica. Abbiamo la sensazione che certe cose accadano per caso ma soprattutto che le decisioni vengano prese senza alcuna logica. Ci chiediamo con meraviglia se è possibile pensare che il problema turistico di Benevento sia risolvibile con la costruzione di un terminal o un punto di informazione turistica. I turisti che vanno via da Benevento criticano altre cose, non certo la necessità di spostarsi a piedi nel centro storico (cosa che può essere un valore se lo si sa sfruttare, canalizzare e organizzare). I turisti criticano i musei chiusi quando dovrebbero essere aperti, criticano la mancanza di servizi igienici pubblici, criticano la assenza di infografica adeguata sui monumenti, la situazione di degrado, l’indisciplina nel parcheggiare dei beneventani, la totale mancanza di visione nella gestione del bene storico che ci è stato tramandato. Crediamo che l’occasione che si rischia di perdere, assieme ai reperti, sia quella di far finalmente capire alla amministrazione che la cittadinanza non è assopita ma che sorveglia ed è pronta a difendere ciò che gli appartiene anche se questo significa perdere un milione di euro per costruire un info-point turistico dall’improbabile utilità.

Il terzo punto di critica è: questa occasione ci fa capire quanti danni può causare la commistione di politica e scienza. La politica dovrebbe gestire le decisioni strategiche, senza mai scendere sul tecnico. I tecnici, allo stesso tempo, dovrebbero essere lasciati liberi di fare il proprio mestiere, senza timori di conseguenze politiche. Quando la politica mette il suo cappello sugli eventi si ottengono distorsioni e la dimostrazione è sotto i nostri occhi.

La nostra posizione è quella di un inequivocabile e netto dissenso al progetto di utilizzo di quella piazza per realizzare un info-point che potrebbe essere la nemesi di sé stesso: l’info-point servirebbe infatti a spiegare al pubblico cosa si sarebbe potuto vedere in quella piazza se l’info-point non fosse stato costruito. Perché opporsi? È presto detto. Potremmo tirare fuori episodi illustri, la cripta di S. Marco ai Sabariani, l’anfiteatro romano, Cellarulo, tutti esempi di come la progettualità manchi perché manca soprattutto la volontà.

Parleremo, invece, dell’idea che ci siamo fatti sul valore di quel luogo. Si sono scritti fiumi di inchiostro sulla possibilità che Benevento ospitasse un tempio di Iside, in quella piazza potrebbe esserci un tesoro immenso (oppure il nulla) ma nessuno finora si è curato di sondarla. Benevento ospitava un importante edificio isiaco e questo è un dato certo perché ce lo dicono i due obelischi oltre che il ritrovamento di un numero di reperti egizi che non ha uguali in Italia. Il tempio di Iside potrebbe essere stato costruito sui resti degli edifici termali di epoca imperiale, verso il centro della piazza, là dove un tempo secondo le cronache vi era la chiesa di S. Stefano a foro che per tradizione veniva di solito edificata sugli Isei (un esempio per tutti si veda a Bologna).

Se non si vuole scavare l’intera piazza (cosa che ovviamente rappresenterebbe la decisione ottimale ma che andrebbe fatta eseguire da archeologi specializzati e con una strategia di scavo e non procedendo a intuito o a convenienza) si può sondare tutta la sua superficie mettendo in campo una ispezione con il Georadar, tecnica poco invasiva e molto più economica, che tra l’altro permette di pianificare lo scavo riducendo al minimo il rischio di danneggiamento delle eventuali preesistenze. Il monastero benedettino che venne costruito in seguito rappresenta uno dei centri di interesse economico e culturale più importanti della Benevento medioevale. In quella piazza è passata la storia della nostra città da tempi antichissimi. “S. Pietro delle monache”, “S. Stephani de monialibus de Foro”, “ecclesia S. Jacobi a Foro”, “San Pietro di dentro”, “San Pietro intra moenia”, “S. Pietro de Duddi”, “San Pietro intra civitatem” sono tutti nomi che troviamo continuamente nelle cronache medioevali ma che indicano tutti lo stesso posto. Quella piazza potrebbe essere l’ultima occasione che questa città ha per riscattare sé stessa, non sprechiamola!”