“Mentre veniva verso la sala con il coltello che stava usando per i pomodori, ha iniziato a procurarsi dei tagli sulle braccia (…) mi diceva che non voleva più vivere (…) si era già inferta qualche colpo all’altezza del collo e io arrivato vicino a lei, per non farla soffrire le ho inferto anche io tre o quattro colpi all’altezza del collo”. Così, come si legge nel decreto di fermo dei pm di Milano, Alessandro Impagnatiello ha confessato l’omicidio della fidanzata incinta Giulia Tramontano. Una confessione che, a parte l’ammissione sull’omicidio, presenta per gli stessi inquirenti molti punti ancora da chiarire.
Alessandro Impagnatiello avrebbe tenuto nascosto il corpo di Giulia Tramontano, la 29enne incinta uccisa sabato sera, stando alla sua versione, prima in un “box”, dove ha tentato di bruciarlo con della benzina, poi in una “cantina” e infine nel “bagagliaio” della sua auto “fino alla notte di mercoledì quando decido di gettarlo, intorno alle ore 2.30 del mercoledì in quel posto che già conoscevo dove poi è stato rivenuto”, la scorsa notte. Lo si legge nel verbale della confessione del 30enne, su cui, però, inquirenti e investigatori dovranno fare approfondimenti e su multi aspetti, compresa questa dinamica da lui raccontata dell’occultamento del cadavere.