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Non intendo fare nessun passo indietro, anche perché il nome non è cambiato: abbiamo solo aggiunto una dicitura per noi fondamentale”. Così Maurizio De Giovanni, presidente di “Campania legge – Fondazione Premio Napoli” dopo alcune polemiche sorte dopo l’annuncio della trasformazione del premio in agenzia per la diffusione della lettura, di cui il concorso letterario è uno dei vari aspetti.
Nessuno ha mai pensato di cancellare il Premio Napoli e di sostituirlo con un’altra denominazione. Abbiamo soltanto aggiunto, non eliminato. Infatti l’intero progetto ora si intitola ‘Campania legge – Fondazione Premio Napoli’. La scelta, condivisa peraltro con le strutture della Fondazione, è stata dettata da un’emergenza culturale che è sotto gli occhi di tutti: la nostra regione ha uno degli indici di lettura più bassi d’Italia e il nostro obiettivo è cercare di porre rimedio a un problema che dovrebbe allarmare chiunque abbia davvero a cuore il futuro delle giovani generazioni”.
Così per de Giovanni le polemiche si possono leggere anche come una conta: “Chi critica il nome non condivide il nostro impegno, ne deduco che è contro la diffusione della lettura in Campania: una polemica sterile, tipica di chi vuole che la cultura resti di nicchia”.
Infine, un chiarimento sui rapporti con le istituzioni: “Ho avuto dal Comune e dalla Regione pieno mandato per portare avanti un lavoro di impatto culturale. Agisco in pieno accordo con il sindaco e la dirigenza regionale. D’altra parte ho più volte detto che se non avessi avuto libertà di movimento non avrei accettato”. Lo scrittore aggiunge: “Voglio così precisare che se avessi ricevuto pressioni di qualsiasi tipo dal presidente De Luca, che nemmeno conosco, o da chiunque altro, non avrei esitato un istante a rassegnare le dimissioni dal mio incarico. È stata una scelta fatta in totale indipendenza sulla base delle motivazioni che qui ho esposto”.