“Non vi è alcun elemento per ritenere che la ricostruzione dei fatti contenuta nel mandato di arresto europeo (Mae) e la relativa contestazione dei fatti siano del tutto scollegate dalla realtà, oppure rispondano a ragioni persecutorie o comunque estranee alla ragione giurisdizionale che deve fondare la procedura del Mae”. Lo scrivono i giudici della Corte di Appello di Napoli che ieri ha accolto la richiesta di consegna (estradizione) dell’europarlamentare Andrea Cozzolino alle autorità inquirenti belghe che gli contestano i reati di corruzione pubblica e riciclaggio.
Per i giudici della sezione misure di prevenzione partenopei, inoltre, “non si evince ragione per ritenere che le indagini siano state svolte dai servizi segreti invece che dall’autorità giudiziaria attraverso la polizia giudiziaria”, contestazione sollevata dai legali dell’eurodeputato, e neppure è possibile ritenere plausibile che le contestazioni sìano “frutto di persecuzione né di invenzione” e che quindi sìano stati vìolati i diritti fondamentali. In sostanza, secondo la Corte di Appello, la questione di legittimità costituzionale “è manifestamente infondata”.
Secondo l’autorità giudiziaria di Bruxelles, Cozzolino, dal primo gennaio 2018 al 15 luglio 2022, in qualità di componente del parlamento europeo, presidente dal 2019 della Delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb e co-presidente della Commissione parlamentare congiunta euro-marocchina, nonché nella veste di componente della commissione speciale Pegasus, in concorso e in associazione con Panzeri, Giorgi, Kaili, Tarabella e Arena, avrebbe “indebitamente ricevuto, per conto del governo del Marocco, verosimilmente da tale Atomun, danaro per esercitare le sue funzioni parlamentari europee in modo da favorire gli interessi del Marocco all’interno del Parlamento europeo”. Ad indicare l’indagato “come uno dei deputati corrotti” sono stati, durante gli interrogatori, Panzeri e Giorgi.
L’europarlamentare italiano, si legge nelle motivazioni dei giudici che riportano precisazioni del magistrato Malagnini risalenti al 28 aprile scorso, “avrebbe agito sia per conto del Qatar, sia per conto del Marocco” e gli interrogatori “hanno confermato gli elementi materiali già in possesso degli inquirenti”.
Per la Corte, inoltre, “non può dirsi in discussione l’idoneità della tutela della salute del detenuto garantita dal sistema di giustizia belga”. I giudici italiani, infine, subordinano la consegna di Cozzolino alle autorità belghe “alla condizione che la persona, dopo essere stata sottoposta a processo, sia rinviata in Italia per scontare la pena eventualmente applicata nei suoi confronti dallo Stato richiedente”.
Contro la decisione della Corte d’appello Cozzolino farà ricorso in Cassazione e fino alla decisione della Suprema corte la situazione resterà congelata.