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Il Ciclo dei Rifiuti nel Sannio è l’esempio plastico del disastro prodotto dal Mastellismo. Gestione del potere volto in via esclusiva alla conservazione di sé nella totale indifferenza delle parti politiche ed in assenza di qualsivoglia programmazione degna di questo nome.

Sui rifiuti, tutte le Istituzioni/Enti competenti, a vario titolo, sono rette da molti anni da maggioranze esplicitamente mastelliane, talune addirittura in regime di monocolore. In dettaglio:

  • l’ATO Rifiuti è l’Ente d’Ambito che, ai sensi della Legge Regionale n. 14 del 2016, deve occuparsi della gestione del Ciclo dei Rifiuti. Trattasi di un Ente di secondo livello composto da 12 Amministratori. Dal 2018 è gestito da un monocolore mastelliano.
  • La Provincia di Benevento è l’Istituzione che, aspettando Godot (ovvero, in attesa che l’ATO entri in funzione ed assolva il suo compito) gestisce in deroga il Ciclo dei Rifiuti. Esprime il Presidente e la maggioranza consiliare di consolidata «fede ceppalonica» dal 2018. La Provincia ha in carico lo STIR di Casalduni (fermo dal 2018), le discariche presenti sul nostro territorio oltre ad essere socio unico della SAMTE, l’azienda provinciale dei rifiuti in liquidazione perché finanziariamente soffocata da vari comuni morosi, in primis quello di Benevento debitore per vari mln di euro.
  • Il Comune di Benevento che, pur avendo competenze similari agli altri comuni, ha ha la partecipazione totalitaria dell’ASIA, la più grande azienda pubblica di rifiuti presente nel Sannio. Mastella (dis)amministra la città capoluogo dal 2016.

Nell’ormai utopistica prospettiva che i vari Enti di cui sopra organizzino ed implementino il Ciclo Integrato dei Rifiuti nel Sannio, i Cittadini della nostra sfortunata provincia pagano la Tassa sui rifiuti (TARI) più cara della Campania.

L’ATO Rifiuti ha impiegato 5 anni per redigere il Piano d’Ambito (Business Plan), documento essenziale (tuttora in attesa di VAS) che, tra le altre cose, quantifica e qualifica i fabbisogni del nostro territorio. La Commissione dei 75, presieduta da Meuccio Ruini, impiegò 7 mesi per redigere la Costituzione repubblicana.

Organizzare il Ciclo dei Rifiuti di una piccolissima provincia di soli (purtroppo) 262 mila abitanti, con una produzione annua di circa 30mila tonnellate e (fortunatamente) un’alta percentuale di differenziata, è opera certamente impegnativa ma riconducibile nel novero delle cose ampiamente possibili/fattibili, sempre che l’obiettivo sia un ciclo integrato sostenibile, efficiente ed efficace. A tal fine, attivare un Gestore Unico ed uno straccio di Programmazione territoriale integrata, sarebbe un imprescindibile primo passo. Invece, nella nostra provincia, i Gestori dei Rifiuti sono addirittura tre! ASIA, SAMTE e la neonata (morta) SEAM. Una società per ogni Istituzione coinvolta le quali, nel frattempo, non esitano e ricorrere alla magistratura amministrativa l’una contro l’altra.

Come è noto, il comune di Benevento, prima, e l’ATO Rifiuti, poi, hanno adito il TAR contro la Provincia. Inutile ricordare che si tratti di Istituzioni ed Enti dello stesso colore politico. Tutti rigorosamente e fieramente mastelliani da anni.

La recente solenne bocciatura della Corte dei Conti sulla costituzione del terzo carrozzone dei rifiuti, la SEAM, è solo l’ultimo atto di una vicenda perennemente in bilico tra la tragedia e la farsa.

Il guaio è che, mentre i Responsabili nicchiano, si azzuffano e moltiplicano carrozzoni e poltrone, i Cittadini Sanniti continuano a pagare la Tassa sui rifiuti più cara della Campania.

Una commedia dell’assurdo che va avanti da anni a spese di tutti i Cittadini della Provincia di Benevento costretti a sostenere i costi esorbitanti della mancata attivazione del Ciclo Integrato dei Rifiuti. Negligenza che giustificherebbe un’Azione Collettiva a tutela degli interessi degli utenti del Servizio. Nel mentre, la Regione farebbe opera meritoria esercitando i poteri sostitutivi di cui dispone per commissariare l’inadempiente ATO Rifiuti.