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“Che bello poter vivere lo scudetto a Napoli fra la gente”, ammette Giovanni Francini, il mitico numero 3 dell’epoca di Maradona protagonista del secondo scudetto azzurro. “Emozioni incredibili quelle che si provano in questa città, ma ho un rammarico- fa sapere-, ed è quello di non aver potuto festeggiare insieme ai tifosi perché all’epoca portarono tutta la squadra su un nave da crociera per i festeggiamenti, che per carità era bellissima, ma sarebbe stato più bello passare questi momenti fra il calore dei napoletani, che è qualcosa di unico che solo chi ha vissuto qui può capire”.

Ha aspettato 33 anni prima di poter vivere la festa fra la gente, ma ora il momento è finalmente arrivato: “È davvero una gioia immensa, dopo tutto questo tempo si realizza il mio sogno. È uno spettacolo vedere la città tinta d’azzurro, e non oso immaginare cosa succederà dopo. Ma io in questi giorni verrò a Napoli per vivere tutto questo”, ha raccontato anche durante la scorsa puntata di Delietta Gol in diretta su PrimaTivvù.

Giovanni non è nato a Napoli, ma si sente un po’ napoletano dopo la sua esperienza in azzurro: “È una città che dà tanto e ti resta nel cuore, sento un legame profondo con questa terra che non potrò mai dimenticare”. Vive in Toscana, vicino Forte dei Marmi, ma non riesce a stare troppo tempo lontano dal Vesuvio: “Per me l’appuntamento settimanale in trasmissione è anche un motivo per poter stare a Napoli, ci torno sempre volentieri e non nascondo che mi trasferirei anche qui. Ma almeno qualche giorno a settimana ci scendo, mi sento sempre casa mia. I miei figli vivono in Toscana ma anche loro sono simpatizzanti per il Napoli e non vedono l’ora di vedere questa città tinta d’azzurro dopo aver ascoltato i miei racconti. Mi emoziono ancora a parlarne”.

Al terzino azzurro brillano gli occhi ogni volta che si parla di quei momenti: “Ho dei ricordi meravigliosi e ho avuto la fortuna di essere in squadra col più grande. Lui oltre ad essere un calciatore stratosferico, era una persona eccezionale, aiutava tutti e chiunque lo ha conosciuto non può non spendere parole belle per lui. Il resto sono chiacchiere, noi sappiamo chi è il vero capitano azzurro oltre tutto e tutti. D’altronde se dici Maradona a Napoli capisci cosa intendo: per i napoletani è davvero un dio, un idolo che ha rappresentato una vittoria che va oltre il calcio. Peccato che non abbia potuto vedere lo stadio a lui intitolato, di sicuro sarebbe stato felice, si sarebbe commosso. Avevo un rapporto speciale con lui, ci siamo sentiti poco prima che morisse… ma sono cose che custodisco gelosamente nel cuore”.

Dal Napoli di ieri a quello di oggi ne è passata di acqua sotto i ponti. “Il calcio moderno è decisamente diverso dal nostro. Ai nostri tempi quando arrivavamo negli altri stadi tutti ci temevano. Questo Napoli di Spalletti ha riportato un po’ l’idea della grandiosità di questa squadra facendo del gioco il loro punto di forza. Noi avevamo Diego che era un valore immenso, ma tutto il gruppo era fatto di giocatori forti. In questa squadra invece non c’è un uomo che spicca ma spiccano tutti nel gioco perfetto di gruppo. La superiorità in campo si vede bene in classifica: per vincere a Napoli bisogna davvero essere più forti di tutto e di tutti, non basta solo giocare a calcio bene, meglio degli altri. Finalmente in campionato non c’è stato arbitraggio o situazione che alla lunga abbia potuto penalizzare gli azzurri: la superiorità di gioco rispetto alle altre squadre era evidente da tempo, la continuità ha pagato, e finalmente si realizza il sogno. Anche perché il numero 3 è il mio numero ricorrente, porta fortuna. Ed era ora che arrivasse il terzo scudetto azzurro”.