Un quadro desolante, in uno scenario di democrazia negata o quantomeno sospesa, secondo fonti investigative. Questo emerge dalle indagini sul comune di Melito, sfociate in una misura cautelare da 18 arresti, eseguiti stamane dalla Dia di Napoli coordinata dalla Dda partenopea. Tra gli indagati raggiunti da provvedimento, anche il sindaco Luciano Mottola. A Melito, in pratica, la camorra avrebbe fatto il bello e il cattivo tempo. Il clan Amato-Pagano avrebbe creato un sistema di condizionamento dell’amministrazione comunale, col potere di decidere anche di farla cadere. Lo strumento delle trame malavitose – secondo gli investigatori – sarebbero state le dimissioni di massa dei consiglieri. Come fosse un’arma sempre puntata alla schiena degli amministratori. “C’era un condizionamento molto forte dell’espressione del voto e – afferma Claudio De Salvo, capocentro della Dia di Napoli – anche della vita stessa del consiglio comunale attraverso le ipotesi di pressioni per far dimettere i consiglieri che non dovessero essere più funzionali agli interessi del clan”.
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