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Il Benevento è tornato a muovere la classifica a oltre un mese di distanza dall’ultimo pareggio. Quello maturato con la Reggina è il dodicesimo segno ‘x’ stagionale dei giallorossi, che non vincono da ben nove gare. Per il reparto offensivo, sempre più ultimo tra le 20 di B, è arrivato il venticinquesimo centro, il primo su azione dal gol di Francesco Forte a Parma, nel giorno dell’Immacolata, una vita fa. I numeri, è intuibile, non vanno in soccorso di una Strega che in un pomeriggio caratterizzato dai soliti (pochi) alti e (tanti) bassi ha trovato il modo di rosicchiare comunque un punto sulla zona play out, ora distante quattro lunghezze. Per la salvezza serve un’impresa, e a guardare i risultati delle altre pretendenti c’è addirittura da rammaricarsi per aver sciupato la ghiotta occasione di accorciare ulteriormente e dunque rimettersi in gioco. 

Striscione, fischi e cori: il pomeriggio dei tifosi

Ci eravamo lasciati con la contestazione di Pasquetta, quando la sconfitta con la Spal spinse gli esponenti della Curva Sud a chiedere ai calciatori (che rifiutarono) addirittura di togliersi la maglia. Oggi i giallorossi a fine gara, prima di rientrare negli spogliatoi, hanno salutato a distanza i pochi spettatori del Vigorito. Dal settore caldo, in quel preciso momento, la richiesta della scorsa settimana viene replicata con il coro “posate la maglia”.

La giornata era partita con l’emanazione di una nota da parte dei gruppi organizzati, che avevano annunciato la nuova contestazione: “cori contro i giocatori e un unico striscione a centro curva” (“Tutti via da Benevento”, la frase poi esposta). E’ stato effettivamente così, ma tra motivetti cantati dando le spalle al campo e gli insulti indirizzati ai calciatori e al club manager Alessandro Cilento, verso la fine del match si è udito a più riprese anche il tributo al giovane Carfora (“Lorenzo uno di noi”) le cui lacrime avevano fatto il giro d’Italia dopo il ko nel confronto diretto con gli estensi. Quanto ai presenti effettivi, la quota abbonati falsa come di consueto il dato. Molti dei 7.137, complici le condizioni meteo avverse, sono rimasti a casa. Lo stesso può dirsi di una parte dei 1.135 che avevano sottoscritto la ‘promo due gare’ (Spal+Reggina). I biglietti emessi solo per la sfida di oggi, invece, erano stati in totale 337, di cui 210 per il settore ospiti. 

Presunto rigore, eppure nessuno protesta

Al di là degli atavici problemi del Benevento, che stenta a vedere la porta e continua a inscenare grottesche gaffe difensive, le polemiche arbitrali sono ormai diventate un appuntamento fisso. I giallorossi avrebbero potuto e dovuto fare di più contro un avversario tutt’altro che irresistibile, ma anche stavolta hanno qualcosa da recriminare. Al 95′, nel bel mezzo del recupero, Pierozzi tocca la palla con il braccio in piena area. Ghersini è a due passi e lascia correre, il replay dimostra che il tocco c’è e l’on field review sarebbe quanto mai opportuna, considerati anche i precedenti.

Le proteste in campo sono timide, tante braccia alzate all’istante, poi il nulla. La palla, nel frattempo, resta in gioco per oltre un minuto e mezzo (dal 95.10, attimo esatto del tocco, al 96.45, qualche secondo prima del triplice fischio) ammortizzando gli umori e spegnendo i sul nascere i veleni. Il direttore di gara in questo arco temporale non viene richiamato dal Var Forneau, ma a onor di verità non viene neppure avvicinato da alcun giocatore giallorosso. L’episodio passa così sotto silenzio, da una squadra con l’acqua alla gola – a caccia di un successo vitale – ci si aspetterebbe quanto meno una protesta che spinga l’arbitro a interrogarsi. Il messaggio non sarà giusto, ma in epoca Var è capitato più volte di recarsi al monitor anche a seconda della reazione percepita sul campo. La sensazione è che Ghersini, in questo caso, non abbia avvertito alcuna pressione. Che non sia stato indotto a immedesimarsi in un momento cruciale, quasi da dentro o fuori.  

Il Perugia tiene tutti appesi a un filo

Potremmo definirlo ‘fil Perouge’, è ciò che al momento tiene col fiato sospeso un intero blocco di squadre. Gli umbri hanno un calendario determinante per tutti i discorsi in chiave salvezza. Nel prossimo turno affronteranno il Cosenza al Curi, ma nelle successive quattro giocheranno anche – tra le altre – con Spal e Benevento. Il Perugia allo stato attuale giocherebbe i play out con il Cosenza che lo sopravanza di tre punti. Per far sì che lo spareggio si giochi, la distanza tra quartultima e quintultima non deve essere superiore alle quattro lunghezze. Nel fare tutti i calcoli possibili, che immancabilmente contraddistingueranno il prossimo mese di fuoco, non bisognerà dimenticare questo dettaglio. L’aritmetica dice che il Benevento (30 punti) può tenere ancora accesa la fiammella ma è ultimo. La Strega è in svantaggio negli scontri diretti con la Spal (33 punti) e al momento anche con il Perugia (34 punti, andrebbe ribaltato lo 0-2 dell’andata). Chiudere in coabitazione con una di loro sarebbe un pessimo affare.  

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