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Il momento è delicato, lo spauracchio della retrocessione in serie B si fa sempre più ingombrante e nell’ambiente si sta diffondendo una sorta di rassegnazione. Il Benevento potrebbe retrocedere in terza serie dopo sette anni vissuti tra A e B, lo dice la classifica e lo confermano le prestazioni. Quella messa in campo contro la Spal è stata ampiamente insufficiente, ne è convinta anche Enza Cavuoto, presidente del Club Oreste Vigorito, che segue le partite nell’anello superiore dei Distinti. “La stagione è da censurare, le colpe vanno distribuite equamente. Siamo stati d’accordo con la contestazione fatta dalla Curva Sud a fine partita, i calciatori appaiono demotivati da tanto tempo, sembrano scocciati all’idea di scendere in campo. L’estate scorsa non immaginavamo di certo che ci saremmo trovati in una situazione del genere”. 

Le dimissioni di Roberto Stellone e l’arrivo di Andrea Agostinelli hanno certificato il quarto avvicendamento in panchina di questo campionato: “Gli allenatori che si sono succeduti non sono riusciti a dare una scossa alla squadra, non hanno interagito nel modo giusto. Da nessuno sono arrivate motivazioni forti e probabilmente anche il tempo delle decisioni è stato sbagliato. Dispiace dirlo perché amo il presidente Vigorito, ma da capo di un’azienda avrebbe dovuto aprire gli occhi un po’ prima, quando la situazione non era ancora irreversibile. L’esonero di Foggia, ad esempio, è arrivato a mercato chiuso, quando non serviva più. Eppure sembrava ormai chiaro che il suo ciclo si fosse concluso”

Nell’occhio del ciclone sono finiti i calciatori: “Non so da cosa possa derivare la loro apatia – prosegue Cavuoto -. Fanno il lavoro più bello del mondo, sono super pagati. L’unica cosa che mi viene da pensare è che si stiano preservando, probabilmente Benevento non gli piace più, ma non sarebbe comunque una giustificazione. Non è ammissibile non lottare per la maglia che si indossa, non c’è un minimo di grinta. La B per la città era un patrimonio, quest’anno si sta gettando tutto via. Alla Strega servirebbe un mental coach, più che un allenatore. “.

Agostinelli è chiamato a dare una scossa soprattutto psicologica: “Non sono contenta di questa decisione – dice -, non allena da dieci anni, immagino si tratti solo di un traghettatore. Non credo che Agostinelli possa cambiare la mentalità dei calciatori e di conseguenza il destino di questa stagione. Sono rassegnata, anche se nel profondo del cuore ci spero sempre. Speriamo che la contestazione post-Spal possa aver risvegliato le coscienze, ma ormai siamo appesi a un filo”.