Dopo l’ospitata su Canale 5 a “Felicissima Sera“, costretto a subire domande e gag di Pio e Amedeo, Fabio Cannavaro è tornato in televisione per parlare, questa volta, di calcio. L’ex tecnico del Benevento è stato ospite, ieri sera, di Dazn, intervenuto alla trasmissione Supertele condotta da Pierluigi Pardo.
In studio con Ciro Ferrara e Luca Toni, Cannavaro è tornato sulla decisione di rifiutare la Nazionale della Polonia, ammettendo di aver sottovalutato l’offerta che gli era stata recapitata dopo l’esperienza asiatica. “Rifiutare è stato un po’ un errore, per aspettare qualcos’altro. Parliamo della Polonia prima del Mondiale, in un periodo in cui non c’era ancora la guerra“, ha raccontato il campione del mondo, “loro erano una buona Nazionale, dovevano giocare contro la Russia e contro la Svezia, i tempi per preparare le partite erano troppo corti, per questo motivo dissi di no. Sicuramente quello è stato un errore“.
Una decisione che ha favorito l’assalto del Benevento e, soprattutto, di Pasquale Foggia. Una mossa andata a dama il 21 settembre 2022, quando Cannavaro venne annunciato dalla Strega per prendere il posto dell’esonerato Fabio Caserta.
“Una volta che smetti di giocare a calcio si azzera tutto. All’inizio, una delle difficoltà a Benevento è stata che i giocatori avevano quasi timore a guardarmi. Quando sono entrato nello spogliatoio erano tutti timidi, con la testa bassa, poi piano piano abbiamo preso confidenza e hanno capito che sono uno di loro. E’ giusto così perché uno si deve spogliare di quello che ha fatto in passato. Tutto bello da calciatore, però dopo c’è il campo a giudicare“, ha proseguito.
Nonostante i risultati e l’esonero, Cannavaro non giudica negativa l’esperienza alla corte del presidente Oreste Vigorito. “La gavetta l’ho fatta e l’esperienza a Benevento mi è servita, sono tornato un po’ indietro rivivendo quelle esperienze fatte nei settori giovanili o quando, in serie A, andavi a giocare a Reggio Calabria o a Como“, ha concluso, “gli stadi sono sempre gli stessi, tornare indietro fa bene, sono esperienze per un allenatore. Alla fine la cosa importante restano sempre i giocatori“.
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