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Un agente di polizia penitenziaria in servizio nel carcere napoletano di Secondigliano, 43 anni, si è tolto la vita sparandosi con l’arma di ordinanza, alla fine del turno notturno di lavoro. Ne dà notizia Gennaro De Fazio, segretario generale della UilPa, il sindacato di polizia penitenziaria della Uil. Il sindacalista ricorda che lo scorso anno sono stati 84 i suicidi fra i detenuti italiani e cinque quelli fra gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria; ammontano già a 11, invece, i reclusi che hanno volontariamente messo fine alla propria esistenza nei primi tre mesi dell’anno. “Quello dei suicidi nelle forze dell’ordine e, particolarmente, nel Corpo di polizia penitenziaria, la cui incidenza è notevolmente superiore che nella restante popolazione, è un fenomeno che necessita di essere investigato compiutamente e affrontato concretamente“, afferma De Fazio. “Non riteniamo affatto sufficienti le iniziative e i supporti, anche di natura psicologica, finalizzati a intercettare a valle il disagio, ma reputiamo necessari e non più rinviabili interventi a monte che lo prevengano. Ciò si può realizzare, in primis, ‘umanizzando’ le condizioni di lavoro anche attraverso il rispetto dei diritti e delle prerogative contrattuali“.
L’agente in servizio nel carcere napoletano di Secondigliano, sposato con due figli, si è tolto la vita con l’arma di ordinanza nella sua abitazione ad Aversa. “Era un “ragazzo sorridente e solare, nulla faceva presagire la tragedia“, dice il segretario del Sappe Donato Capece, ricordando che il dramma dei suicidi dei poliziotti “va avanti da tempo senza segnali di attenzione da parte del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria“. Dall’inizio dell’anno quattro sono stati i poliziotti suicidi, tre dei quali in Sicilia, lo stesso numero dell’intero 2022, e poco meno del totale registrato nel 2021 (5) e nel 2020 (6). Il 2019 l’anno sinora più tragico con 11 poliziotti che si sono tolti la vita. Numeri “sconvolgenti“, per il sindacato che chiede “soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo“, a partire da un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, “composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione“.