Solofra (Av) – Cultura e legalità, la figura di Rosario Livatino come espressione massima della giustizia, a tal punto da aver perso la vita per difendere l’ideale. L’Auditorium del Centro Servizi Asi di Solofra si e’ riempito per ascoltare i relatori chiamati a dibattere nell’incontro per la presentazione del libro dal titolo ‘Rosario Livatino. Un giudice come Dio comanda’.
Un dibattito che conferma, ancora una volta che l’associazione Solofra Lab, promotrice dell’evento, rappresenta un presidio di legalità e che, allo stesso tempo, il Centro Servizi diventa punto di riferimento per il territorio allargando il proprio orizzonte in una maniera sensibile e innovativa.
Un parterre d’eccezione a partire dal procuratore della Repubblica di Avellino Domenico Airoma, Mons. Andrea Bellandi Arcivescovo di Salerno Acerno e Campagna, Don Gianni Fusco Segretario Generale Confederazione Italiana Unione Apostolica Del Clero-Città del Vaticano Consulente Ecclesiastico UCID, Consulente Fondazione Governativa “PUBLIC” USA, l’Avv. Domenico Menorello Coordinatore del network “Ditelo sui tetti”.
“Solofra Lab – cosi’ comincia Giulio Bonanno, il presidente dell’associazione – e’ un contenitore di idee e di confronto e da qui e’ nata l’idea di mettere al centro la figura di Livatino,un giudice, purtroppo, poco conosciuto. Un uomo dai valori importanti e dalla sua figura e’ nata l’idea delle borse di studio per i ragazzi che hanno avuto di conoscere la levatura morale del Livatino giudice e uomo”.
Dopo i saluti istituzionali, si e’ entrati nel vivo della discussione con gli interventi dei protagonisti al tavolo.
“Lo scandalo, non sempre e’ una cosa negativa ma spesso apre gli occhi. Nulla accade per caso – prende la parola Domenico Airoma, procuratore della Repubblica di Avellino. Un giorno, decisi per caso, di dedicare uno spazio a Livatino, del quale nessuno parlava e che non aveva rilasciato interviste o altro. Non ci sono audio se non qualcosa di privato. Cosi’ comincio’ la mia personale indagine e piu’ andavo avanti e piu’ realizzavo cose che non capivo. Ho capito il senso ultimo del rendere giustizia, ero preso da me stesso e dal successo personale. Livatino per me e’ stato lo scandalo, mi ha aperto gli occhi, la scoperta dell’essere giudice. Nel rendere giustizia lui vede la sua vocazione. Livatino ci fa scoprire la dimensione verticale per rendere giustizia ed essere uomini delle istituzioni, e’ questo lo scandalo. Il martirio di Livatino viene limitato o circoscritto al momento finale, al sangue del suo martirio ma, se badiamo alla sua vita, si ascoltano testimonianze di un sacrificio che e’ stato quotidiano e che ha sofferto. Resistere alle intimidazioni del mafioso che abitava al piano di sotto non e’cosa semplice. E’ stato tra i primi a fare indagini complesse ed e’ stato tra i primi a fare indagini in materia ambientale. Sbaglieremmo se facessimo di Livatino il santino dell’antimafia. E ai ragazzi dico ce Livatino insegna che se avete una passione non abbandonatela, se avete un ideale, coltivatelo. Impegno e sacrifici, nella vita, aiutano ad essere migliori. Fatevi scandalizzare da Livatino, dobbiamo temere che la vita non abbia mai fine”.
“La mia presenza e’ utile a spiegare il perché si e’ arrivati alla decisione di beatificare Livatino – cosi’ fa il suo esordio Mons. Andrea Bellandi Arcivescovo di Salerno Acerno e Campagna. C’e’ un’idea di santita’ come di persone lontane come mentalità e condizione di vita e invece l’idea e’il compimento della personalità umana in ogni epoca. Giovanni Paolo II ha allargato questa idea ai laici che hanno fatto il proprio lavoro e non solo col religioso. Una santita’ che ha a che fare con la vita normale. Vivere la fede cristiana legata alla vita, questo e’ il senso. Una fede che guarda dalle nuvole in su non serve a nessuno e non viene creduta, giustamente, dall’uomo. LIvatino ha vissuto la vocazione cristiana e quella di giudice come unica esistenza. Essere figlio di Dio e difendere la giustizia per lui erano la stessa cosa. Una giustizia che doveva tenere conto che il condannato era una persona umana e che ha bisogno di uno spazio di redenzione. Livatino e’ stato beatificato come martire ma anche in questo caso l’orizzonte va allargato: si puo’ essere martiri della fede e della giustizia. Il martire oggi e’ una persona che dona la vita per il bene dell’altro e per la difesa della virtù della giustizia. Per questo Livatino e’ un martire dei tempi moderni”.
“Un magistrato che ha saputo fare tanti miracoli – prende la parola l’Avv. Domenico Menorello Coordinatore del network “Ditelo sui tetti”. E ci sta anche un altro miracolo, l’averlo scoperto. Se il dott. Airoma non avesse avuto l’intuizione, oggi forse non ne staremmo parlando. Viviamo in un tempo in cui l’attività dell’uomo non e’ affatto scontata, anzi e’ definita solo se siamo capaci di fare qualcosa e di imporci. E allora proprio la sfida di Livatino e’ importante, ha deciso da che parte stare. Ha vissuto in maniera straordinaria una vita ordinaria”.
“Grazie ai ragazzi perché piu’ che dire noi delle cose, sono loro ad avere tanto da dire e per il fatto di essere cosi’ tanti in questo incontro, allora c’e’da dire realmente che la figura di Livatino incuriosisce – conclude Don Gianni Fusco Segretario Generale Confederazione Italiana Unione Apostolica Del Clero-Città del Vaticano Consulente Ecclesiastico UCID, Consulente Fondazione Governativa “PUBLIC” USA. Un inno di vita e un inno al bene, questo rappresenta il giudice. Non siamo fatti per arrangiare le cose, siamo fatti per fare le cose al meglio delle nostre possibilità e questo ci rende credibili. Il giudice Livatino ha fatto questo nell’esercizio delle sue funzioni”.
E poi i giovani. Corposa la presenza degli studenti che hanno preso parte all’evento. C’erano i ragazzi del Liceo Scientifico di Solofra V. De Caprariis e dell’istituto Gregorio Ronca di Solofra con la rappresentanza delle classi terze, delle quarte e delle quinte.
Tra i partecipanti sono stati selezionati 3 vincitori a cui sono state assegnate 3 borse di studio. Un premio e un incentivo agli elaborati che avevano come tema centrale il concetto di legalità e la vita del Beato Rosario Livatino.
Le borse di studio sono andate a: Giusi Cent’anni, Giuseppe Maffei e alla V^ B del Ronca. Assegnati anche due premi della critica.