“La visita di Sergio Mattarella poteva essere l’occasione per parlare delle vittime innocenti della criminalità che lo Stato non ha ancora riconosciuto. Ed invece un’altra occasione è stata sprecata. Eppure mio fratello non è una vittima di serie B“. Arturo Della Corte è il fratello di Adriano, ucciso per errore nel 1998 mentre era in auto sulla statale Domiziana a Castel Volturno (Caserta) perché scambiato per il vero bersaglio dei killer del clan dei Casalesi, che era il nipote del fondatore del clan Antonio Bardellino; con Della Corte c’era anche il nipote di Don Peppe Diana, che rimase ferito.
Arturo Della Corte, che in passato ha fatto uno sciopero della fame davanti al ministero dell’Interno, avrebbe voluto essere presente all’istituto tecnico Carli di Casal di Principe, dove Mattarella ha parlato pubblicamente e dove erano presenti anche i familiari di cinque vittime innocenti della camorra, tutte però riconosciute come tali dallo Stato, ovvero le medaglie d’oro al valor civile Domenico Noviello, Federico Del Prete, Salvatore Nuvoletta, e i familiari di Antonio Di Bona e Antonio Petito.
Come Della Corte, anche i parenti di altre tre vittime non riconosciute, ovvero Genovese Pagliuca (ucciso nel 1995 per difendere la fidanzata di cui si era invaghita l’amante del boss dei Casalesi Francesco Bidognetti), Pasquale Pagano e Paolo Coviello (entrambi uccisi per errore nel 1992), manifestano rammarico per “essere stati esclusi“, dice Rossana Pagano, figlia di Pasquale.
Dalla prefettura di Caserta fanno sapere che sono state rappresentate le vittime che hanno concluso un percorso di rionoscimento nel quadro della normativa attuale, e che non c’è stato alcun intento discriminatorio, ma c’era inoltre un protocollo rigido da seguire. “Siamo dovuti andare a Milano per commemorare i nostri morti – sottolinea la Pagano – mentre avremmo voluto farlo nella nostra Casal di Principe, insieme ai familiari di don Peppe Diana“.
Per Giovanna Pagliuca, sorella di Genovese, “le vittime sono tutte uguali“. Il non riconoscimento da parte dello Stato dipende da una legge del 1990, in base alla quale la vittima deve possedere dei requisiti dai cui emerge la totale estraneità ai contesti criminali, e ciò pur in presenza di sentenze giudiziarie definitive di condanna che hanno accertato la vittima nulla aveva a che fare con il clan.
Così, nel caso di Generoso Pagliuca, nonostante le sentenze che hanno condannato i killer accertando che il ragazzo non c’entrava con la camorra, il Viminale ha rigettato la domanda di riconoscimento della Status di vittima innocente, che dà diritto a vitalizi per i familiari rimasti, per una frequentazione di amicizia con un affiliato al clan. Per Pagano e Coviello – viene spiegato – il mancato riconoscimento è dipeso da un’affinità entro il quarto grado di Coviello; per Della Corte dalla tardività nel presentare domanda al Ministero, anche se sull’omicidio non è mai stata emessa sentenza e una nuova indagine – la prima fu archiviata negli anni 90 – basata sulle dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone e più volte sollecitata dai familiari e dal loro legale (Giovanni Zara) non è stata ancora aperta.
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Mattarella a Casal di Principe, i familiari delle vittime non riconosciute: “Non siamo di serie B”
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