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Casal di Principe (Ce) – La mafia è violenza ma, anzitutto, viltà. I mafiosi non hanno nessun senso dell’onore né coraggio. Si presentano forti con i deboli. Uccidono persone disarmate, organizzano attentati indiscriminati, non si fermano davanti a donne e a bambini. Si nascondono nell’oscurità”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando da Casal di Principe.

E’ con grande partecipazione che mi rivolgo a voi, ragazze e ragazzi, che vivete la vostra giovinezza in questa terra, in passato così duramente ferita dalla presenza della criminalità organizzata. E che ora è protagonista di una stagione straordinaria di fermento e di riscatto. Cari studenti, questo incontro è dedicato a voi, testimoni di speranza”.

Prima di venire qui, nella vostra scuola, mi sono recato al cimitero, davanti alla tomba di Don Peppino Diana, dove ho incontrato i suoi familiari. Don Peppino era un uomo coraggioso, un pastore esemplare, un figlio della sua terra, un eroe dei nostri tempi, che ha pagato il prezzo più alto, quello della propria vita, per aver denunciato il cancro della camorra e per aver invitato le coscienze alla ribellione.
Don Diana aveva capito, nella sua esperienza quotidiana, che la criminalità organizzata è una presenza che uccide persone, distrugge speranze, alimenta la paura, semina odio e ruba il futuro dei giovani.
Usava parole “cariche di amore” come ha ricordato Maria. Parole chiare, decise, coraggiose. Dopo l’uccisione di un innocente scrisse: “Non in una Repubblica democratica ci pare di vivere ma in un regime dove comandano le armi. Leviamo alto il nostro No alla dittatura armata”. 

Oggi l’Italia ricorda tutti i caduti per mano della mafia, della camorra, della ndrangheta.
Donne e uomini che hanno sfidato la prepotenza mafiosa, rifiutandosi di sottostare alla paura e alla sopraffazione.
Cittadine e cittadini coraggiosi, fedeli al senso del dovere e alla propria dignità personale. Tra le vittime anche bambini, uccisi per errore o per vendetta”.

Oltre a reclamare una maggiore e più efficace presenza dello Stato, don Peppino Diana aveva rivolto il suo forte e accorato appello al coraggio, alla resistenza, per liberarsi dalla camorra, proprio ai suoi parrocchiani, ai cittadini, alla società civile, alle coscienze delle persone oneste.
Aveva capito che la mafia è anche conseguenza dell’ignoranza, del sottosviluppo, della carenza di prospettive, e che quindi la repressione – indispensabile – non è sufficiente e che la mafia si sconfigge definitivamente sviluppando modelli fondati sulla legalità, sulla trasparenza, sulla cultura, sull’efficienza della macchina pubblica”. 

La lotta alle mafie riguarda tutti, ciascuno di noi. Non si può restare indifferenti, non si può dire: non mi riguarda. O si respingono con nettezza i metodi mafiosi o, anche inconsapevolmente, si rischia di diventarne complici.
Battere la mafia è possibile. Lo diceva Giovanni Falcone: “La mafia non è affatto invincibile. E’ un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”. 

Casal di Principe lo ha dimostrato. L’efferato omicidio di don Peppino Diana è stato un detonatore di coraggio e di desiderio di riscatto. Ha prodotto un’ondata di sdegno, di partecipazione civile, una vera battaglia di promozione della legalità. Lo ha ricordato il Sindaco, rammentando la grande partecipazione popolare che 29 anni fa ha accompagnato il feretro di don Diana. La popolazione ha detto basta alla sopraffazione e alla prepotenza, agevolando, in modo decisivo, l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura. Sono stati tagliati – con l’entusiasmo, con la resistenza, con il rifiuto dei metodi mafiosi, persino con l’ironia – quei fili di complicità, di connivenze, di paura che tenevano incatenati ideali, sogni, energie positive e creative”.

“La Repubblica Italiana considera prioritaria la lotta a tutte le mafie. Con leggi e strumenti avanzati, grazie all’impegno di inquirenti e forze dell’ordine – ai quali dobbiamo sempre esprimere la nostra vicinanza e la nostra riconoscenza – sono state disarticolate organizzazioni potenti e minacciose, capi arroganti sono stati assicurati alla giustizia, intere aree sono state liberate dalla oppressione mafiosa”.

“Le istituzioni sono chiamate ad abbattere le barriere che impediscono ai giovani di realizzare i propri sogni nel territorio in cui hanno le loro radici”.

Un grande magistrato, conoscitore dell’organizzazione mafiosa, Antonino Caponnetto, soleva ripetere che “i mafiosi temono di più la scuola che i giudici, perché l’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa.” In questa scuola, con i vostri docenti, state ponendo le basi per un futuro migliore, per il vostro territorio e per la vita delle vostre comunità. Sono venuto a portarvi l’apprezzamento e l’incoraggiamento della Repubblica. L’Italia guarda a voi con attenzione, solidarietà, simpatia, fiducia”.

Battere la mafia è possibile. Lo diceva Giovanni Falcone: “La mafia non è affatto invincibile. E’ un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”.

“Dovete essere fieri di vivere in questa citta’ che ha saputo avere questa rinascita. Ricordate sempre che siete la generazione della speranza quella cui don Diana ha passato testimone della legalita'”.

Il presidente della Repubblica si è recato alla chiesa di San Nicola di Bari dove don Peppe Diana era parroco ed è stato ucciso. Ad attenderlo anche il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo e don Franco Picone che è stato il successore di don Diana.
Davanti alla parrocchia si sono radunate tantissime persone, tra cui molti bambini che stanno cantando l’inno di Italia.
Don Peppino fu ucciso nella sagrestia della parrocchia il 19 marzo del 1994, nel giorno del suo onomastico.