“Venduto, venduto, venduto…”. Il coro si alza forte e chiaro dagli spalti del Ciro Vigorito, nel mirino dei tifosi giallorossi c’è l’arbitro Alberto Santoro di Messina, che ha appena fischiato la fine. Letizia e compagni si sono stretti in cerchio a centrocampo, in una riunione di spogliatoio a cielo aperto. I rumori dello stadio riempiono l’atmosfera, la arricchiscono di nuovi contenuti e scintille. Quando il direttore di gara si dirige verso il tunnel con il resto della squadra arbitrale, l’ondata di fischi tocca il suo apice e il vaso del malcontento trabocca. Il pubblico ha individuato il colpevole di un altro sabato amaro, colui che ha guastato le ambizioni di un Benevento certamente non bello a vedersi, inconcludente come al solito, ma ancora penalizzato oltre misura.
Nessuno riesce ancora a spiegarsi i due gialli sventolati in faccia a Tello tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo, due decisioni che hanno lasciato il Benevento in dieci uomini per oltre quarantacinque minuti in un delicato confronto diretto per la salvezza. “Qui ci giochiamo la vita”, ha dichiarato Stellone in conferenza stampa. Una frase che ricorda quella urlata da Pasquale Foggia a Mazzoleni nel giorno in cui la Strega fu derubata in casa contro il Cagliari in serie A. Corsi e ricorsi storici, nella speranza che il finale di stagione stavolta sia diverso.
Gli episodi e la frase di Tello a Santoro: “Non l’ho toccato”
Cas Odenthal è un buon difensore. Olandese, classe 2000, fisico possente, un recente passato in Eredivisie nel Nijmegen, club in cui è cresciuto prima di approdare in terra lariana la scorsa estate. La sua dote principale, in ogni caso, deve essere la persuasione. E’ stato lui a stramazzare al suolo ben due volte al cospetto di Tello, buggerando un impassibile (e profondamente insufficiente) Santoro. L’arbitro, spesso lontano dall’azione, probabilmente distratto da altre cose, ha fischiato ‘a sensazione’ in più di una circostanza.
L’olandese cade, lui tira fuori il cartellino: un automatismo ineccepibile. Fuori da ogni logica il primo giallo (lieve testata in un contrasto aereo in area comasca), inventato il secondo (Tello alza improvvidamente la gamba alla ricerca del pallone, ma non sfiora nemmeno l’avversario). La gara del Benevento è compromessa nonostante le proteste del sudamericano. “Non l’ho toccato”, ripete più volte con lo sguardo sgomento. Ma il fischietto siciliano è fermo, impassibile, sul luogo del delitto.
Le immagini corrono sugli spalti, la panchina si infiamma
Nel frattempo le immagini si rincorrono sui display dei tifosi, in tempo reale. Anche in panchina qualcuno deve aver visto il replay che inchioda Odenthal, autore di una scena da Oscar da porre all’attenzione di George Clooney, attore che a Como è ormai di casa. Il club manager Alessandro Cilento non sta nella pelle, fa notare con una certa foga al quarto ufficiale Turrini di Firenze che l’equivoco è gigantesco. Ma nulla si può fare: il Var, da protocollo, non può intervenire su una seconda ammonizione. Può farlo solo i caso di rosso diretto. Stellone urla qualcosa, marcato a uomo dallo stesso Turrini che da inizio partita lo rincorre ogni volta che gli ospiti sono sul punto di battere un calcio piazzato, vero tallone d’Achille della sua Strega. Appena l’ex centravanti del Napoli mette piede fuori dall’area tecnica, viene redarguito e tirato idealmente per il colletto. Non ce la fa più, ha accumulato rabbia e frustrazione, fiuta l’ingiustizia e non le manda a dire: Santoro espelle anche lui.
Il precedente: ad Ascoli fu Improta ad essere espulso
La scena odierna ricorda quella di Ascoli, quando fu Improta a lasciare i suoi in dieci in uno scenario simile. Va chiarito un aspetto: giuste o meno che siano le prime ammonizioni, una volta subite, parte della responsabilità di un secondo giallo ricade sui calciatori. La ‘diffida’ serve a moderare comportamenti successivi, a tenere il freno a mano tirato per evitare di finire in anticipo negli spogliatoi. Il napoletano ad Ascoli fu vittima della pantomima di Caligara, neppure sfiorato. E oggi Tello avrebbe potuto forse allentare il pressing, sapendo del rischio a cui sarebbe andato incontro. Del resto il Benevento, oltre a non avere sbocchi nel suo gioco offensivo, è anche la squadra più sanzionata dell’intera serie B, avendo toccato quota 89 cartellini. Se poi ci si mettono anche le invenzioni, la scalata si fa ancora più impegnativa.
Stellone: “Mi rode, partita rovinata. Ci stiamo giocando la vita”