È l’altra faccia del boom dell’aeroporto di Capodichino, giunto a 11 milioni di passeggeri l’anno, con frotte di turisti a invadere Napoli. Il comitato No Fly Zone riunisce varie associazioni, tra le quali Assoutenti, e da tempo denuncia inquinamento acustico e atmosferico, voli a bassa quota in piena città. Dall’alba a notte fonda.
Tra le zone più interessate dalle rotte aeree, i quartieri della periferia nord, come San Pietro a Patierno e Secondigliano. Ma anche Vomero, Arenella, Capodimonte, Materdei, Fuorigrotta. La Gesac, gestore dello scalo, ha sempre respinto le accuse. Oggi, però, il lungo braccio di ferro potrebbe essere a una svolta. Gesac ha sottoscritto un protocollo con l’Arpac. L’obiettivo è “l’implementazione – spiega una nota – di misure per il contenimento del rumore di origine aeronautica e delle emissioni di CO2, attraverso l’adozione di nuove rotte aeree ed il miglioramento del sistema di monitoraggio ambientale”.
Ma prima di esprimere un giudizio, No Fly Zone invoca chiarezza. “Mi rende perplessa una cosa – dice Stefania Cappiello, presidente del comitato -: a stabilire le rotte è L’Enac, Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, braccio destro del ministero dei Trasporti. Non possono essere altri”.
In un comunicato, No Fly Zone e Assoutenti sottolineano come “non sia stata la Commissione Aeroportuale (istituita per legge in ogni aeroporto, include gli enti territoriali, il gestore dello scalo, e anche l’Arpa regionale, col compito di ridurre l’inquinamento acustico ndr), di concerto con i sindaci dell’intorno aeroportuale, sotto la direzione dell’Enac di Capodichino, a proporre rinnovate procedure operative per mitigare il territorio”.
No Fly Zone aggiunge che “oggi la Gesac è stata convocata in Regione presso la commissione Trasporti a seguito della nostra audizione del 23 febbraio 2023 , il presidente Luca Cascone intendeva ascoltarli perché ‘è giusto si sentano le 2 parti’. La riunione è stata rimandata”.
In modo provocatorio, il comitato domanda: “La Gesac si sottrae al confronto, così come con il comune di Napoli?”. Nei mesi scorsi, infatti, la società era stata convocata dalla commissione comunale Ambiente. Agli inviti, tuttavia, aveva risposto picche. E alla commissione regionale, ora, dovrebbe “chiarire e rispondere – afferma No Fly Zone – in merito quanto rappresentato dal Comitato e cioè la realtà di Capodichino, le criticità orografiche, l’analisi delle ‘servitù aeronautiche’, il Piano di Rischio, le Mappe di Vincolo, l’adozione operativa del Piano di Emergenza Esterno-PEE, la mancata approvazione della zonizzazione acustica”. Tutte questioni “che incrociano qualsiasi proposta di nuove rotte di decollo”. E non manca l’ennesimo appello “alla politica locale affinché si attivi per il reinserimento dello scalo di Grazzanise nel Piano Nazionale Aeroporti”, dopo il declassamento, seguito alle promesse di rilancio a inizio millennio. Il comitato nutre dubbi sull’aeroporto di Salerno-Pontecagnano – apertura prevista nel 2024, gestito da Gesac -, quanto a capacità di assorbire traffico aereo, per alleggerire il carico di Capodichino. “Abbiamo bisogno – sostiene No Fly Zone – di un aeroporto nuovo, nuove rotte sperimentali non rappresentano la soluzione, 3 milioni di abitanti non possono sparire per compiacere chi ha interessi puramente economici, qui si tratta di salvaguardare non solo lo sviluppo della regione ma anche la salute dei cittadini”.