”C’è un’emergenza superiore a quella ambientale: è il linguaggio dei giovani’‘. Lancia un vero e proprio campanello d’allarme il sacerdote don Mario Di Maio, 86 anni, punto di riferimento nel recupero dei giovani dalla tossicodipendenza e dalla criminalità. Un allarme lanciato al mondo della politica come a quello della Chiesa, in un incontro con il maestro di strada Cesare Moreno e l’assessore regionale alla Formazione, Armida Filippelli.
Don Mario chiede che istituzioni e scuola, insieme, si interroghino sul linguaggio dei giovani, per riuscire a comunicare con una generazione ormai sconosciuta agli adulti. L’incontro, che si e’ svolto nella sede del centro di formazione professionale fondato da don Di Maio, a Castellammare di Stabia (Napoli) aveva come tema proprio ‘Come parlare ai ragazzi nell’era dei social‘, un interrogativo al quale l’assessore Filippelli ha risposto offrendo piena disponibilitaà a qualsiasi iniziativa emerga pur di sottrarre i ragazzi ‘‘ai rischi ai quali sono spesso esposti solo perchè residenti in luoghi degradati e vicini di casa di personaggi devianti”.
Don Di Maio ha raccontato la storia di un giovane tossicodipendente che negli anni Novanta ”mi chiese dei soldi, ma non glieli diedi. Lo portai nella comunità di recupero a Pimonte e da lì ne uscì disintossicato, ma finì in carcere per le sue frequentazioni, perchè il padre era un uomo del clan D’Alessandro“.
“Poi – ha continuato – dal carcere mi scrisse che era più facile uscire dalla droga che dalla camorra” e dopo anni il ragazzo sparì, vittima di lupara bianca. In seguito si seppe che era stato sgozzato e il suo corpo gettato nel fiume Sarno. Il problema del futuro della nostra umanità – ha detto don Mario con un filo di voce – è più grave di quello ecologico. Se non si interverrà la società andrà verso il disfacimento”.
Quindi, il maestro di strada, Cesare Moreno, ha tenuto una lezione sul tema del linguaggio e dell’educazione. ”Il linguaggio dei giovani, come in ogni generazione, ha da sempre la caratteristica di essere criptico e nascosto agli adulti. Ma – ha spiegato – purtroppo il gergo giovanile in questa nostra era ha potuto espandersi ben oltre i gruppi locali, grazie ai social e, siccome un popolo si definisce tale se possiede una propria lingua, va detto che oggi il linguaggio sviluppato dai giovani mediante il collegamento che crea il web, ha fatto di loro ‘un popolo separato’”. E, allora, ha aggiunto il maestro di strada: ”Io mi occupo di ‘organizzare la resistenza’, mediante l’ascolto”.
Giovani, l’allarme di don Mario Di Maio: “A causa del web sono un popolo separato”
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