Contro la proposta del Puad (Piano di utilizzazione delle aree demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo), approvata a dicembre dalla giunta regionale, le associazioni ambientaliste scendono in piazza.
Stamane il presidio sotto Palazzo Santa Lucia, per chiedere corpose modifiche. Obiettivo: scongiurare – a loro avviso – il rischio di ridurre le spiagge libere. Legambiente e Conamal (Coordinamento Nazionale Mare Libero APS per la difesa di mare e spiaggia beni comuni) hanno appena inviato alla Regione le proprie osservazioni, previste da norme comunitarie, nell’ambito della procedura.
Nel mirino, per cominciare, l’articolo 3 del testo della giunta. Il comma 1 (lettera a) recita che “devono essere mantenute aree di libera e gratuita fruizione nella misura non inferiore al 30% della lunghezza degli arenili e del 30% delle altre superfici demaniali utilizzabili a fini di balneazione”. Il Conamal invoca una percentuale maggiore, individuata da Legambiente nel 50%. “I cittadini della Campania sono circa 6 milioni – argomenta il Conamal -, La domanda di turismo è sempre più incentrata su spazi naturali e servizi sostenibili. Già altre regioni si sono orientate su percentuali del 60% (Puglia) e 50% (Lazio) con risultati eccellenti anche in termini turistici”.
Altro capitolo scottante: il libero accesso alle spiagge, disciplinato dalla lettera d. La giunta vuole “la collocazione dei varchi” con “un percorso di accesso almeno ogni 200 metri lineari di fronte mare”. Per gli ambientalisti, invece, gli accessi vanno previsti almeno ogni 100 metri, “eventualmente anche attraverso aree private o in concessione”. Secca la motivazione: “La previsione dell’accorpamento dei varchi appare totalmente in contrasto con i principi di accessibilità e fruibilità sanciti dalle norme nazionali”. Ma, oltre al merito, ci sarebbero anche questioni di metodo.
Il Conamal contesta: “Nel Piano non vi è traccia alcuna della valutazione operata dalla Giunta in merito alla verifica di assoggettabilità o meno del piano a Vas (Valutazione Ambientale Strategica, procedura di valutazione ambientale introdotta da una direttiva Ue, ndr).” Ciò è in contrasto con alcune leggi nazionali, in recepimento di norme comunitarie. L’assenza della Vas sarebbe possibile in caso di scarsa rilevanza dell’impatto ambientale. Tuttavia, ritiene il Conamal, stavolta non si ricadrebbe nell’ipotesi, essendo le spiagge un “bene ambientale a rischio”. Legambiente, poi, rilancia l’allarme per le “proroghe delle concessioni e dei mancati o inadeguati controlli”. A causa di ciò, “si sono moltiplicati gli illeciti perpetrati lungo le coste con la realizzazione di manufatti abusivi e/o difformi rispetto alla normativa vigente”. Per questo, serve “una mappatura completa dello stato d’uso attuale e delle strutture esistenti”, e che il Puad renda obbligatorio “il censimento delle concessioni in area demaniale”. Sulle barricate pure la consigliera regionale Maria Muscarà (gruppo misto). “I cittadini campani pretendono più spiagge accessibili, pulite e gratuite – dice – il mare è di tutti, a maggior ragione anche le coste; in questo Paese stiamo privatizzando anche l’aria, sotto forma di concessioni, e non è più accettabile. Addirittura, chi governa la Regione pretende ringraziamenti, in quanto è stato concesso il 30% delle coste libere ai cittadini, contro quel 70% del litorale lasciato in concessione alle “lobby delle spiagge” con canoni annuali veramente irrisori. Questo “piano” spiagge va cambiato”.