La Corte di Cassazione (prima sezione penale) ha annullato la sentenza di condanna all’ergasolo – limitatamente alla aggravante della recidiva – ordinando un nuovo giudizio (da svolgersi presso altra sezione della Corte di Assise di appello) per Davide Francescone, componente del commando che il 6 novembre 2004, a Scampia, si rese protagonista del raid in cui venne ucciso Antonio Landieri, vittima innocente della camorra. In quell’agguato rimasero feriti alle gambe cinque suoi amici: Antonio Mangiacapra, Salvatore Engheben, Mauro Mangiacapra, Vincenzo Trombetta e Giovanni De Rosa, scambiati dai killer della camorra per pusher rivali. I giudici di secondo grado dovranno rideterminare la pena per Francescone, che è stato difeso davanti alla Suprema Corte dagli avvocati Dario Vannetiello e Luigi Senese. Antonio Landieri, nato nel quartiere napoletano di Scampia, a causa di complicazioni dovute al parto era stato colpito da una paralisi che gli impediva la deambulazione. Venne raggiunto quel giorno da due proiettili alla schiena, in un agguato scattato nel rione Sette Palazzi, durante la prima faida di Scampia. Lui e i suoi cinque amici furono scambiati per un gruppo di spacciatori del rione. I suoi compagni furono tutti feriti alle gambe, mentre Landieri, proprio a causa delle sue difficoltà motorie, fu l’unico a non poter scappare e per questo raggiunto e ucciso dai sicari. A spiegare il movente della spedizione armata terminata in tragedia furono numerosi collaboratori di giustizia tra cui l’esecutore materiale Gennaro Notturno.
Disabile ucciso per errore a Scampia, annullato ergastolo per sicario
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