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Riceviamo e pubblichiamo la nota del consigliere provinciale e vicesindaco del comune di Apice, Raffaele Bonavita, in merito alla questione dell’approvazione dello statuto della nuova società del Distretto idrico sannita:

“La questione relativa alle scelte del distretto idrico sannita può sentenziare una sola cosa: la morte della politica, con consigli comunali relegati al ruolo di ratificatori di documenti. Comprendiamo bene l’urgenza delle scadenze; siamo amministratori e conviviamo ogni giorno con l’ansia di approvare documenti per tempo, ma la gestione in questo caso è stata davvero pessima.
A cominciare dalla scelta del soggetto giuridico che gestirà l’acqua nel Sannio: la società mista pubblico-privato; sarà anche la scelta migliore e la più efficiente (non a parer mio), ma quando se n’è discusso? Quando sono ascoltate le diverse posizioni in campo?
Il giorno 16 gennaio ci è stata consegnata una bozza di statuto della nuova società, con tanto di sollecitazioni, anche da parte del Presidente della Regione, per l’approvazione immediata dello statuto al fine di avviare le procedure di gara per individuare il socio privato che gestirà il servizio idrico. Senza questa approvazione, il rischio è di essere commissariati e quindi di non poter incidere nel processo decisionale di gestione. Questo è sicuramente un rischio che nessun amministratore vorrebbe correre.
Ma di fatto non siamo stati già commissariati? Quando abbiamo avuto la possibilità di discutere del tipo di soggetto giuridico che si andava a creare? Quando abbiamo avuto la possibilità di discutere dello statuto della nuova società? Chi ha deciso che il sindaco di Benevento designerà il presidente del CdA della nuova azienda? Chi ha deciso che il soggetto privato designerà l’amministratore delegato della società? Questi punti sono modificabili? Ci si è resi conto che all’interno dello statuto ci sono delle contraddizioni o comunque degli aspetti poco chiari e non sufficientemente definiti sulle modalità di elezione del consiglio di amministrazione? Ci tocca solo andare in consiglio comunale e approvare queste decisioni prese da altri? Che senso ha allora parlare di soggetto pubblico-privato, a maggioranza pubblica, se poi gli enti locali non hanno partecipato a nessuna delle decisioni che si stanno andando a ratificare? Qual è ad oggi la differenza dal commissariamento?
La politica è pensata per discutere dei problemi e trovare la soluzione migliore facendo sintesi delle diverse istanze. Altrimenti, se i tempi per discutere non ci sono mai, se gli argomenti sembrano essere troppo complessi per essere trattati, lasciamo fare tutto ai dirigenti e torniamocene a casa, siamo inutili”.