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Alcuni dei sindacati della polizia penitenziaria (SINAPPE, UIL P.A., FNS CISL, USPP, CGIL FP, FSA-CNPP) hanno proclamato lo stato di agitazione. L’iniziativa è stata rivolta al ministero della Giustizia, al Dap, ai penitenziari della Regione Campania e agli uffici nazionali delle stesse organizzazioni sindacali.

Queste ultime hanno denunciato le condizioni disumane nelle quali sono costretti a lavorare gli agenti della penitenziaria. Nello specifico: la sicurezza interna alle carceri, la riduzione degli organici e la non assunzione di nuove risorse, una scandente sanità penitenziaria, poche risorse destinate ai piantonamenti e i mancati pagamenti delle missioni con relativi ritardi dei saldi dei dovuti anticipi.

 

La nota ufficiale:

Le scriventi organizzazioni sindacali, con la presente, proclamano lo stato di agitazione riservandosi ulteriori azioni di lotta sindacale in ambito regionale per protestare contro lo stato di abbandono in cui versano i Poliziotti Penitenziari della Regione Campania. Le motivazioni alla base dello stato di agitazione sono di seguito esplicitate:

  1. La gestione penitenziaria in Campania sta compromettendo seriamente la sicurezza degli istituti e degli stessi poliziotti penitenziari, quotidianamente vittime di aggressioni spesso violente e cruente. Il tutto avviene in un clima di preoccupante immobilismo, poiché la mancanza di idonei provvedimenti disciplinari e/o di trasferimento, anche in ambito regionale, dei detenuti più violenti e facinorosi sta alimentando una diffusa sensazione di impunità tra la popolazione detenuta, sempre più difficile da contrastare.
  2. Istituti penitenziari in costante affanno, per la drastica riduzione delle dotazioni organiche. Il personale di polizia penitenziaria è costretto a ricoprire contemporaneamente più posti di servizio. Allo stato attuale spesso non si riesce a garantire neanche il cambio per la fruizione dei pasti. Turni di servizio ormai costantemente organizzati su quadranti orari di otto ore che sono diventati la regola e non l’eccezione. Anzi, sempre più spesso, i turni di lavoro superano le nove ore in considerazione dei sempre più frequenti eventi critici e/o delle perquisizioni effettuate per il rinvenimento di droga, telefoni ed altri strumenti atti ad offendere o a minare la sicurezza e l’ordine all’interno degli stessi istituti.
  3. Sanità Penitenziaria quasi inesistente, povera di risorse umane, mezzi e strumenti diagnostici, che si riverbera inevitabilmente sull’organizzazione del lavoro a causa dei sistematici ricoveri a vista dei detenuti presso strutture ospedaliere anche per visite o accertamenti diagnostici ordinari che i Nuclei traduzioni non riescono a rilevare in tempo per la forte carenza di personale. La naturale conseguenza dell’inefficienza dell’assistenza sanitaria in carcere è il considerevole aumento di eventi critici e delle aggressioni ai danni del personale.
  4. Nuclei traduzioni e piantonamenti ai limiti del collasso, con carichi di lavoro non più fronteggiabili con gli attuali organici, con inevitabili ripercussioni sulle pessime condizioni lavorative ed organizzative dei poliziotti penitenziari. L’operatività dei Nuclei Operativi Provinciali, depotenziati e depauperati negli ultimi anni di uomini e mezzi, è giunta ai limiti del collasso. Infatti, a fronte della fisiologica riduzione degli organici a seguito dei pensionamenti, non si è a tutt’oggi provveduto al necessario turn over. I Nuclei Provinciali della Campania sono ormai allo stremo. Pochi uomini stanno garantendo l’esecuzione dei servizi essenziali, macinando chilometri e centinaia di ore di lavoro straordinario in esubero non retribuito. Riteniamo drammatica la situazione attuale. Serve un’urgente e improcrastinabile integrazione di personale poiché, ormai, non si riescono a garantire i servizi essenziali di traduzione dei detenuti per visite ambulatoriali esterne e permessi con scorta. Di questo passo, a breve non si riusciranno ad assicurare neanche le traduzioni dei detenuti nelle aule di udienza.
  5. Mancato pagamento anticipo missioni e ritardi eccessivi nel rimborso delle missioni stesse, con una difforme interpretazione delle pertinenti norme che si concretizza in frequenti contestazioni dei rimborsi spettanti, spesso travalicanti gli accordi vigenti.

Tutto ciò accade nella pressoché totale indifferenza dell’Amministrazione Penitenziaria dalla quale ci si aspetterebbe una presa di posizione incisiva e risolutiva sui temi esposti. Le condizioni di estremo disagio risentite dai colleghi e la grave compromissione della sicurezza, ancor più aggravate da una intollerabile compressione e rarefazione delle relazioni e delle prerogative sindacali, inducono queste rappresentanze ad indire lo stato di agitazione del personale e l’interruzione di tutte le trattative a livello regionale. Riteniamo che sia giunto il momento di indignarsi con forza per quanto sta accadendo. Per questi motivi le OO.SS. firmatarie del presente documento proclamano lo stato di agitazione e l’interruzione delle relazioni sindacali con il massimo vertice regionale, riservandosi, in assenza di urgentissimi interventi risolutivi, di scendere in piazza per una manifestazione di protesta, per esternare tutto il proprio legittimo dissenso.